Il premier inglese, con il sistema Westminster, disporrebbe, secondo il presidente Casellati, di tutti i poteri, e pure nessuno critica. Sentiamo il dovere di ricordare sommessamente al presidente Casellati che per la verità il sistema Westminster venne criticato dal 1762 da un tale Jean Jacques Rousseau che scriveva in una sua opera, il Contratto Sociale, che il popolo inglese era “libero al momento del voto e schiavo subito dopo” Quest’opera di Rousseau ebbe un qualche diffuso successo, tanto che nelle colonie americane tempo dieci anni, scoppiò una guerra di indipendenza dall’Inghilterra e successivamente la Francia con l’Inghilterra continuò a fare a cannonate per altri vent’anni. Sconfitta finalmente la Francia, l’Inghilterra estese il suo sistema in mezzo mondo e mezzo mondo le si rivoltò contro, tanto che l’Inghilterra dovette rinunziare ad i suoi domini anche in Asia ed in Africa e pure riuscì nel frattempo a sconfiggere quel sistema politico italiano che il Times oggi crede di poter vedere rinascere. Possibile che il Times si sbagli, ci mancherebbe, asserire invece che nessuno abbia criticato il sistema politico inglese, dovrebbe suscitare un qualche cronico imbarazzo.
Ancor più falso che il premier inglese disponga di tutti i poteri dal momento che anche nell’emergenza covid il premier Jhonson non si mise ad emettere decreti da palazzo ma li portò all’esame del Parlamento. A differenza del Parlamento italiano, per anni tenuto a bacchetta da una casa reale trovata per strada, la storia del parlamento britannico prevede la decapitazione di un re nazionale e questo, lo diciamo sempre con garbo al presidente Casellati, fa tutta la differenza del mondo. In ogni caso il potere del premier inglese trova ancora oggi due precisi confini invalicabili, uno è per l’appunto quello reale, la monarchia ritornò sul trono con il favore popolare e la discendenza ereditaria la pone al riparo da ogni turbamento politico. L’altro, quello del proprio partito. Non è il premier che dispone del potere nel regime inglese, nessuno vota il premier in Inghilterra, ma il partito che gli affida l’incarico di guidare la nazione e che può ritirarglielo, come è successo anche con premier molto popolari, in ogni momento. Perché i partiti inglesi sono sostanzialmente gli stessi dal tempo in cui l’Italia era un’espressione geografica e si baciava la pantofola al papa. Anche questo andrebbe messo nel conto del sistema Westminster e cioè che il capo dello Stato è il capo della Chiesa Anglicana, non ha un concordato il sistema Westminster, ed il capo della Chiesa anglicana, non è il premier, è la Corona d’Inghilterra.
Ora nessuno può sapere se mai esisterà un premierato in Italia e se mai potrà avere il successo secolare del sistema Westminster che tutto è tranne un premierato . Di certo si può escludere e con una qualche facilità, che il disegno di riforma costituzionale a firma anche della senatrice Casellati, possa mai in qualche modo assomigliare a quello britannico che la costituzione l’ha soppressa da due secoli abbondanti. Dal che non possiamo biasimare il Times se a torto o a ragione, presume che invece questa riforma possa ricalcare il sistema mussoliniano. La Costituzione repubblicana vigente pose centrale l’autorità del Parlamento proprio per evitare ogni possibile continuità con quel regime sconfitto grazie principalmente alla resistenza del premier britannico.