Alla vigilia di un dibattito in Parlamento sugli impegni internazionali dell’Italia, è stata ancor più che utile opportuna, la presa di posizione del ministro degli Esteri. L’onorevole Luigi di Maio ha infatti ricordato che il nostro non è un paese neutrale e che soprattutto non è un paese terzo. L’Italia è fondatrice dell’Unione europea ed in quanto tale sottoposta a vincoli e a impegni precisi, quali che siano le discussioni sugli stessi. Nello specifico, il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha detto chiaramente che l’Ucraina deve vincere la guerra, e vincere la guerra significa cacciare i russi da dove si sono stanziati. Per cui non è che ci sia molto da fare, o si cambia il presidente della Commissione, o si lascia l’Unione europea, o altrimenti ci si attiene al programma predisposto in sede di Commissione per riconquistare la piena integrità territoriale dell’Ucraina.
L’Ucraina è contraria ad un compromesso con la Russia perché non capisce quali garanzie i russi possano mai rispettare, una volta impiegata con successo la forza. È il motivo per cui una pace eventuale si ottiene sulla base di una affermazione dell’esercito o quello che è, ucraino, per cui sostenere la pace, significa sostenere l’Ucraina, e ogni altra ipotesi è una sciocchezza. Del resto, quando mai nella storia si sono sostenute le ragioni di un aggressore per arrivare alla pace?
Il ministro Di Maio ha poi perfettamente ragione anche quando ricorda che dalla difesa dell’Ucraina dipende la nostra stessa sicurezza. L’Italia oltre che fondatrice della Ue è membro della Nato e per quanto i governi Conte abbiano speso più di tutti gli altri governi in armamenti, l’Italia non sarebbe comunque in grado di una indipendenza militare di alcun genere. Ci mancherebbe solo che nel corso di una crisi internazionale di questa rilevanza, con le navi da guerra russe che costeggiano il Mediterraneo, l’Italia uscisse dalla Nato.
Guardate come gongola l’ambasciatore russo Razov, che sarebbe il caso di fare uscire lui dall’Italia. Questo signore dopo aver portato a Mosca il successo della spedizione militare russa contrabbandata come un soccorso medico scientifico, può ora vantare con il Cremlino persino una forza politica di maggioranza pronta a sfidare la stabilità del governo, l’Unione europea e la Nato. E quando si era mai visto? Persino il partito comunista di Enrico Berlinguer si riteneva più sicuro nella Nato. È un ben deprimente epilogo quello di un movimento politico che date tante speranze al suo elettorato, una volta avviato ad un desolante declino arrivi a far rimpiangere il vecchio partito comunista. Ma del Pci bisogna riconoscere che rispetto al movimento 5 stelle, almeno aveva imparato qualcosa, la diffidenza verso la Russia. Persino Togliatti preferì evitare di venir trasferito a Mosca, quando abbiamo oggi gente come Di Battista che non vede l’ora di andarci. Per fortuna che c’è l’occidentale Di Maio.