Il quotidiano Ravennanotizie ha dedicato un ampio articolo al partito repubblicano ravennate e intervistato il segretario regionale del Pri dell’Emilia Romagna, Eugenio Fusignani. Ne riproduciamo i contenuti.
Che l’Edera abbia una relazione speciale con Ravenna è noto a tutti. E che l’Edera non potesse andare al voto senza il suo simbolo nel 2025 era fuori discussione, per chi sa un po’ di politica. Chi ha proposto ai repubblicani di rinunciare al loro simbolo, dunque, è stato ingenuo o voleva farsi dire no, evidentemente.
Comunque, è andata come era nell’ordine delle cose all’interno dell’area laica, riformista, liberale, europeista. I repubblicani da una parte in corsa solitaria. Azione, Italia Viva, +Europa e Psi insieme per una corsa parallela all’Edera. Tutti nell’ambito della coalizione a guida Pd che sostiene Alessandro Barattoni. il PRI in prima battuta ha provato a proporre una lista a cinque con tutti i simboli. Gli altri quattro partiti hanno fatto una controproposta: nessun simbolo di partito tradizionale, una lista nuova con un nuovo simbolo. L’Edera ha risposto no. E quindi ognuno per la sua strada, senza rancore. Quella dei repubblicani ravennati sarà decisa stasera 18 marzo dai loro organismi dirigenti, ma la strada è tracciata nel senso di proseguire col simbolo e nell’alleanza di ferro con il Pd a Ravenna nell’ambito del centrosinistra. Senza rinunciare al percorso riformista che continua anche se viene messo fra parentesi in questa occasione.
Da quando hanno imboccato l’alleanza con il partito maggiore della sinistra e i suoi alleati, cioè dal 1997, i repubblicani a ogni tornata elettorale si trovano nella febbrile condizione di prendere più voti degli altri alleati del partito più grande per potersi porre a fianco del PDS-DS-PD in condizioni di non esagerata inferiorità numerica e politica. Nel 1997 l’Edera ottenne l’8,57% e fu superata da Rifondazione comunista che ebbe il 12,17%. Nel 2001 ottenne il 6,29% e fu superata dalla Margherita che conquistò il 14,50%.
Nel 2006 i repubblicani ottennero il 6,09% e non furono superati da altri partiti alleati. Nel 2011 il PRI ottenne un punto esatto in meno ma non fu superato da altri. Nel 2016 ci fu il punto più basso della parabola repubblicana: l’Edera ebbe il 4,42% e rimase comunque primo degli alleati del Pd. Infine nel 2021 il PRI riprese quota e si attestò al 5,2% ma fu superato dalla Lista de Pascale e da Ravenna Coraggiosa. In tutti questi ultimi anni i repubblicani hanno conservato la carica di vice sindaco, forti di una relazione speciale non solo con Ravenna e la sua storia ma anche con il partito maggiore del centrosinistra. Ovviamente non è una rendita di posizione e il PRI sa bene che quella carica deve guadagnarsela con i voti. Tanto più che stavolta Alleanza Verdi e Sinistra incalza e punta ad avere quella carica spostando più a sinistra l’asse politico.
lessandro Barattoni ha già detto che vice sindaco e assetti di Giunta sono aspetti che verranno affrontati solo dopo il voto, “a babbo morto”. Ma tutti sanno che la competizione nell’alleanza è aperta. Il PRI ed Eugenio Fusignani – segretario regionale e già vice di de Pascale, che ha rinunciato alla carica quando il sindaco è andato in Regione, per lasciare il passo a Fabio Sbaraglia – sanno che ottenere un voto in più di AVS il 25 e 26 maggio è la battaglia del momento, anche se non lo vogliono dire.
“La nostra direzione doveva riunirsi venerdì ma è stata rinviata per l’emergenza alluvione. Ci riuniamo stasera e delibereremo sicuramente di correre da soli, esprimendo però il rammarico per il fatto che non c’è stata la possibilità di costruire una lista unica. Questo non certo per volontà dei repubblicani, perché noi avevamo dato la massima disponibilità a lavorare insieme, sulla scorta di quello che era successo nelle elezioni europee e soprattutto alle elezioni regionali ultime. Cioè lavorare per una lista unica del mondo laico, liberaldemocratico, riformista, eccetera. Questa volta non ci sono state le condizioni, la proposta del Partito Repubblicano non è stata accolta. La cosa ci rammarica da un lato perché c’è un rallentamento di un processo di unità in quest’area, che è utile al paese. In ogni caso questo non compromette il disegno complessivo, che deve andare avanti.”
Non vi siete trovati d’accordo sui simboli. È così?
“Sì. Noi avevamo proposto una lista con i simboli, paritari. La proposta andava nel senso di mantenere l’identità in un percorso comune di strutturazione di un’area. Insieme, ognuno con la propria identità. Per noi il simbolo dell’Edera non è solo un fatto di identità, ma è anche una testimonianza di continuità con una storia amministrativa e politica che è tutt’una con la storia della città, indipendentemente dal fatto che la città sia stata governata dai repubblicani in maggioranza o dai banchi dell’opposizione. La storia di Ravenna è indissolubile dalla storia del movimento mazziniano e del Partito Repubblicano. Noi cercheremo di portare avanti ancora e sempre questa storia con onore. Quindi stiamo completando la lista, una lista che avrà anche alcune sorprese, molto rivolta agli indipendenti, una tendenza che in queste ultime tornate elettorali – sia quella del 2016, sia quella del 2021 – si è consolidata, perché noi crediamo nell’apporto del civismo. Il civismo può essere un valore aggiunto ai partiti, pur continuando a credere che i partiti abbiano un ruolo insostituibile. Non tanto e non solo perché previsti dalla Costituzione, ma perché sono la vera palestra della politica e del governo locale, il trait d’union fra istituzioni e cittadini, fra istituzioni e istanze dei territori. Sulla scorta dell’importanza del partito e dell’importanza del mondo civico, noi repubblicani ospitiamo il mondo civico sotto l’egida del partito, con la massima tutela dell’indipendenza dei singoli, ma ben lieti di avere persone che sposano il progetto e la visione di governo che proponiamo come repubblicani all’interno della coalizione che sostiene Barattoni.”
Ci saranno, quindi, più indipendenti nell’Edera?
“Sì, come è successo nel 2021, come è successo anche nel 2016; ricordo nel 2016 quando aprimmo una sorta di bando pubblico, chiedemmo quante persone al bar o nei circoli dicono “Ah, se ci fossi io cosa farei?” Ecco, fatevi avanti, il Partito Repubblicano apre le porte, lascia posti liberi alle persone che vogliono impegnarsi.”
Quali sono i temi forti che i repubblicani pongono al centro della loro campagna elettorale?
“Al di là dei temi che sono poi i temi storici delle battaglie repubblicane, ancora attualissimi per la città, come l’energia, le infrastrutture, la necessità di lavorare per una maggiore integrazione tra i livelli istituzionali romagnoli, cioè per quella che potrebbe essere l’area metropolitana di Romagna, ci sono i temi legati all’università, al miglioramento della sanità. Ci sono anche temi più specifici per Ravenna. Per esempio c’è bisogno di una riqualificazione complessiva nella promozione di Ravenna, nella visione di Ravenna e questo non può prescindere da una valorizzazione del centro storico. Quando parlo di valorizzazione, ne parlo anche dal punto di vista del decoro, dell’impatto visivo. C’è bisogno di lavori nel centro storico, c’è bisogno di rendere il centro più accogliente e fruibile per per chi viene da fuori e dal forese. Purtroppo il Covid ha rallentato di molto i processi attuativi del programma di de Pascale e poi il mandato di de Pascale si è interrotto per la sua elezione in Regione, questo non ha consentito di completare il lavoro. Il nuovo mandato dovrà rilanciare e completare un programma rallentato. Poi serve una manutenzione più adeguata del patrimonio pubblico e c’è il tema della sicurezza territoriale che non è però un tema solo di Ravenna, voglio precisarlo. È un tema molto più ampio, in cui ovviamente Ravenna deve fare la sua parte e la sta facendo.”
La destra punta a fare della sicurezza il focus della campagna elettorale. Non è una novità.
“Se qualcuno pensa di far diventare la sicurezza il tema della campagna elettorale, io rispondo che la sicurezza resta un tema della campagna elettorale, perché è un tema della società attuale. Ma è uno dei temi fra gli altri. Bisogna continuare sul lavoro che è stato fatto fino ad ora e continuare nell’integrazione sempre più stretta tra i livelli istituzionali, le varie polizie e, soprattutto, continuare nell’infrastrutturazione tecnologica del territorio a partire ovviamente da quello che è stato fatto per il centro e per il forese in tema di videosorveglianza.”
A destra chiedono che la zona della stazione e dei giardini Speyer diventi zona rossa e qualcuno propone di schierare perfino l’esercito.
“Le proposte vanno ascoltate tutte, però bisogna che siano proposte calzanti con la realtà, cioè bisogna sapere di che cosa si parla. Di zona rossa, se non sbaglio, ho parlato io ancora l’anno scorso. Ma sapendo perfettamente che la zona rossa non è di competenza del Comune bensì dello Stato e mi pare che il signor Prefetto sia stato abbastanza chiaro nella intervista che ha rilasciato proprio al vostro giornale. La zona della stazione è una zona sensibile a Ravenna, come in tutto il resto d’Italia e se c’è da prendere in considerazione una zona rossa, non compete al sindaco di Ravenna, che sia di sinistra o che sia di destra. Non lo può decidere lui. Quanto all’esercito poi, non è fatto per garantire la sicurezza o l’ordine pubblico. L’esercito ha la funzione di presidiare il territorio.”
L’esercito è stato usato solo in casi eccezionali per combattere la mafia in Sicilia o per combattere la camorra a Napoli. Non le pare un poco esagerato chiamarlo a Ravenna?
“Certo. Ma in Sicilia, Calabria o Campania l’esercito fu chiamato a supporto, per presidiare il territorio, mentre le forze dell’ordine si concentravano sulla lotta contro la mafia e la camorra. L’esercito viene chiamato per presidiare dei luoghi sensibili. C’è un rischio attentato? Allora si chiama l’esercito. Ma alla stazione di Ravenna cosa c’è? Abbiamo fenomeni di degrado o, come dice la destra ingigantendo le cose, abbiamo fenomeni di spaccio. Ma l’esercito non interviene contro lo spaccio o il degrado: se uno fa pipì sotto un portone o ascolta la radio a tutto volume che cosa fa l’esercito, spara?! Mi consenta di raccontare questo episodio. Mercoledì ero a Roma, alle 19:00 sono sceso alla stazione Termini e c’era l’esercito schierato per presidiare quel luogo sensibile. Ho attraversato e sono andato sotto i portici di Piazza della Repubblica dove c’era la fila dei senza tetto e degli extracomunitari che dormivano e la fila di quelli che urinavano sulle colonne dei portici, con l’esercito che guardava ma ovviamente non interveniva. Perché non tocca a loro. Bisogna sapere a che cosa serve l’esercito, fa effetto dire ci vuole l’esercito, ma l’esercito fa presidio del territorio, non fa ordine pubblico. Per l’ordine pubblico ci sono polizia e carabinieri. Allora, la destra, visto che governa questo paese, faccia assumere più poliziotti e carabinieri, e aumenti i controlli nel territorio. Si parla tanto di percezione di insicurezza da parte dei cittadini. Io non ho mai sottovalutato o minimizzato il problema. Ma sono stanco che il mio pensiero sia travisato. Ravenna è complessivamente una città sicura. Ci sono dei problemi è vero, e c’è percezione di insicurezza di cui bisogna farsi carico. Lo stiamo facendo. Ma spiegare i problemi della sicurezza a chi non la capisce è difficile. Spiegare a chi non vuol capire è impossibile.”
Il candidato Alessandro Barattoni a domanda precisa ha detto “Non sono in discussione in questo momento gli assetti di Giunta, io non parlerò né del vicesindaco né degli assessori, saranno gli elettori a stabilire quanto valgono le forze politiche della coalizione e dopo decideremo il da farsi”. Le sta bene un ragionamento di questo tipo?
“Ai repubblicani, come sempre, interessa il governo della città. E il ragionamento di Barattoni è ineccepibile. Bisogna tenere conto di una storicità tra le cose, certo, gli elettori determineranno come sempre anche gli equilibri, poi però ci sono anche altre valutazioni quando è il momento. Attualmente concordo pienamente con il candidato sindaco, non c’è sul tappeto un tema che riguardi gli assenti. Adesso la priorità è un buon programma condiviso per il buon governo della città.”
Ma il vostro obiettivo è comunque prendere un voto in più di Alleanza Verdi e Sinistra.
“No, il nostro obiettivo è riaffermare la presenza repubblicana finalizzata al buon governo della città. Non ci interessano le competizioni all’interno della coalizione, ci interessa la competizione per il progetto e la visione della città che noi abbiamo insieme ad Alessandro Barattoni. E ci interessa prendere un voto in più di chi ha una visione diversa da quella che noi sosteniamo insieme ad Alessandro Barattoni.”