Quello che appare sempre più surreale è come sia stato possibile solo per un momento, prendere in considerazione l’ipotesi che un solo uomo, anche se dotato di un addestramento militare formidabile, fosse riuscito a sparare tre colpi in sei secondi dalla distanza di un palazzo all’auto del presidente di più di 500 metri con un fucile carcano ad avancarica modificata centrando il bersaglio. Questa mira sarebbe ancora più incredibile dell’esser riusciti a bucare i sistemi di sicurezza presidenziale. Per non parlare del fatto che arrestato un simile fenomeno da baraccone, lo si lascia ammazzare immediatamente dal primo venuto. E questo primo venuto? Morto ammazzato anche lui. Verbali e deposizioni? Niente di niente, tutti gli interrogatori senza stenografi, la concitazione dei momenti, certo. Non capita ogni giorno di ammazzare un presidente e Kennedy non era un presidente qualunque.
Che ci siano stati tre gruppi di fuoco incrociati e lasciato Oswald su un tetto senza nemmeno aver sparato è la cosa più plausibile del girono nero di Dallas sessant’anni fa, il che non autorizza a pensare al colpo di Stato. Nella costituzione statunitense il vice presidente serve proprio ad evenienze del genere e se l’amministrazione avesse voluto sbarazzarsi di Kennedy faceva prima e meglio ad avvelenarlo nel sonno. La verità è che ci imbattiamo di qualcosa di non ponderabile, per cui possono essere servite ramificazione anche all’interno dei poteri costituiti, ma non tali da venir rintracciati. Kennedy può essere stato ucciso da una congiura di palazzo, ma non ci fu un colpo di Stato, l’America proseguì il suo percorso.
Piedi Kennedy ne aveva pestati tanti, alla Cia, agli esuli cubani, ai segregazionisti del Sud, tutti potevano avercela con lui. Pensare che l’ industria bellica abbia invece complottato per far fuori un presidente che appena aumentato le truppe in Vietnam, avrebbe poi volute ritirarle, è abbastanza insensato. Si sarebbero dovuti allora uccidere anche i presidenti che poi le guerre non le hanno mai fatte o Ronald Regan che addirittura vinse la guerra fredda proclamando la pace
I kennediani tengono molto a sostenere piuttosto che il loro presidente si ritrovò un agenda già definita con missioni predisposte, in Congo ed a Cuba. Fosse così Kennedy non sarebbe stato un buon presidente perché non ha saputo gestire i suoi primi passi e per questo sarebbe rotolato. Non fosse che la gestione della crisi dei missili fu brillante e dimostrò in Vietnam che il comunismo doveva essere fermato nella sua espansione in Indocina. Il Vietnam sarà perso, ma la Tahilandia sarà salvata e con essa l’accesso al mare indiano. Il mondo divenne più sicuro grazie alla potenza americana che i sovietici potevano giusto provocare ed i cinesi preferirono compiacere. Kennedy merita di essere ricordato per questo suo contributo alla causa occidentale. Senza Kennedy non si sarebbe vinto la guerra fredda trent’anni dopo. Questo è certo. Tutto il resto opinabile.