Oramai l’opinione pubblica internazionale si sta abituando ad un balletto riprovevole per cui un giorno il tirapiedi di Putin Medvedev, minaccia la guerra atomica e allora Putin dice che mai gli è passato per la testa di impiegare le armi atoniche. Dopo di che Putin stesso si dichiara pronto alla guerra nucleare, ed ecco che il portavoce Peskov si precipita a dire che nessuno ha capito cosa abbia detto quel benefattore dell’umanità che è il suo presidente. Tempo un paio di giorni e si ricomincia. Da notare che la Russia fa tutto da sola. Nessuno in occidente ha mai detto di volere la guerra nucleare, la Germania nemmeno da i missili Taurus all’Ucraina che potrebbero colpire la Russia e l’America ha smesso di dare armi del tutto e il meglio che ha fornito sono sistemi difensivi come gli Himars, che hanno praticamente oramai tutti al mondo, tanto sono datati. Il più bellicoso in occidente è il solo Macron che dice di voler mandare i soldati, non che vuole fare la guerra atomica e che comunque al momento appare in uno splendido isolamento. Infatti, tanto per la cronaca, a Varsavia hanno iniziato ad allestire i rifugi antiaerei per la popolazione.
Quando si minaccia l’uso dell’atomica, sia chiaro, si minacciano principalmente i comuni cittadini. Governi come quello americano e quello inglese dispongono di rifugi nucleari per tutti i siti sensibili, almeno dagli anni ’60 del secolo scorso. Per cui la Russia non avrebbe particolari vantaggi politici dal lanciare un’atomica. Intanto bisogna capire come la lancia, vai a sapere se un’ogiva di un missile percorsi tremila chilometri in tre minuti, esplode o cosa. L’unica esperienza reale di cui si dispone è una bomba gettata dal portellone di un’aero, ogni altra soluzione è sperimentale ed ipotetica. Poi bisogna sapere quante se ne possono lanciare di atomiche, in quanto tempo, selezionare i bersagli, attivare subito i sistemi difensivi, insomma un lavoraccio che lascerebbe le principali strutture anglo americane intatte perché rintanate nei bunker sottostanti e presumibilmente pronte a rispondere. Vi sarebbe anche il problema dei siti nucleari che non si trovano sul continente, ma sparsi fra il Pacifico e l’oceano Indiano, magari persino, beffa delle beffe. a Guantanamo, Cuba. Troppi rischi inutili per una Russia di cui colpiti solo due bersagli, Mosca e Pietroburgo, non esisterebbe più. Ma anche ammesso che davvero la Russia riuscisse a distruggere il Canada, gli Stati Uniti e l’Europa, tutti in un colpo, come farebbe a distruggere l’Australia? Sud America, Africa e soprattutto l’Oceania dominerebbero il mondo, considerando che Cina ed India ne uscirebbero probabilmente ammaccate, che il Giappone, vai a sapere cosa vi accadrebbe. Il margine di incertezza è tale che solo un pazzo furioso potrebbe davvero armare un’ atomica e al Cremlino sono furiosi, non pazzi.
Da qui il gioco delle tre carte. La posta è che l’occidente molli l’osso, cosa che può accadere quanto il pontefice inizia a consigliare semplicemente la resa. Putin se lo domanda ogni giorno, cosa ci importa a noi dell’Ucraina. Ed infatti all’occidente dell’Ucraina non è mai importato niente, altrimenti Obama avrebbe reagito dal primo momento all’invasione della Crimea e non è che Obama non capisse cosa stava per accadere veramente. Sono i polacchi, i lettoni, i lituani, gli estoni, i moldavi, i finlandesi e gli svedesi, quelli a cui importa dell’Ucraina. Questi Stati sanno perfettamente che appena la Russia mette in riga l’Ucraina, si occuperebbe di loro, è quanto sempre successo in secoli di storia. Lo ha detto Miroslav Marynovich, uno degli ultimi sopravvissuti ai gulag dell’Urss, in un’intervista ad un quotidiano italiano. “Putin bara”. Si ritrova al comando di un sistema marcio destinato a crollare, non ha altri mezzi per tirare avanti. Bisogna solo evitare di cedere prima di lui. Servono nervi saldi. I suoi, abituati a vedere ammazzato un dissidente a settimana, lo sono necessariamente. Solo quelli però.