La visita di Biden a Kyiv equivale a quella di Kennedy a Berlino il secolo scorso. L’America si schiera davanti al muro dell’iniquità fino a quando questo non sarà abbattuto. Non sappiamo se senza la presenza e la determinazione statunitense l’Europa sarebbe rimasta libera davanti all’aggressività sovietica ed a maggior ragione bisogna chiedersi se senza la stessa determinazione statunitense, l’Europa avrebbe difeso l’Ucraina con il vigore che è stato e che soprattutto sarà ancora necessario. Nel 1917 ad esempio, l’Europa si voltò da un’altra parte piuttosto.
Il visconte Alexis De Tocqueville non concedeva nessun valore ideale alla Rivoluzione. Per questo bigotto reazionario quella francese non era altro che il bisogno della nazione sotto vesti più moderne di quelle indossate dai Borboni. Cinismo a parte, Tocqueville coglieva una radice profonda della storia del suo paese dai tempi di Carlo Magno, ovvero il desiderio imperiale che animava la Francia, un desiderio superiore al sentimento dell’eguaglianza. A maggior ragione, con Tocqueville si può interpretare anche la rivoluzione russa. Nemmeno Pietro il Grande riuscì ad occupare Berlino, Stalin vi riuscì. Ma il vero desiderio dell’anima imperiale russa, non era la Prussia, che in fondo consideravano dal tempo di Caterina, nata in Pomerania, casa loro. Il desiderio della Russia era il mar Mediterraneo di cui il Mar Nero è solo il preambolo. Meglio di tutti lo sanno i turchi che hanno combattuto i russi dal ‘600 e sono saldi nella Nato. È davvero difficile che, come ha detto inopportunamente Zelensky, la Cina si schieri con la Russia in una terza guerra mondiale. Gli interessi della Russia configgono con quelli cinesi prima ancora che con quelli americani. La Cina vuole conquistare con l’economia di mercato quanto la Russia vorrebbe conquistare con le armi. Entrambe hanno solo in comune la debolezza di un paese che non controlla perfettamente i meccanismi economici, e l’altro che non è più da anni una autentica super potenza.
Questo non toglie che la minaccia rivolta ad occidente non sia gravissima e vada stroncata subito con la necessaria durezza là dove si presenta, oggi in Ucraina, domani se sarà necessario in Taiwan. Da come si risponderà a questa minaccia dipenderanno i nuovi confini del mondo democratico occidentale, l’Europa prima di tutto che è destinata ad allargarsi perché oramai l’Ucraina ne fa parte e ne farebbe parte anche la Bielorussia se una repressione spietata non avesse impedito a Minsk lo stesso esito ucraino di ribellione. Nessun paese appartenente alla cortina di ferro vuole restare sotto la Russia, perché ogni paese vuole essere libero di svilupparsi e si rivolge all’America non alla steppa. Questa espansione europea cambierà profondamente i connotati e gli equilibri dell’intero continente. Va apprezzato che il governo italiano sembra averlo compreso al volo. Speriamo che Francia e Germania capiscano lo stesso.