Di tutto lo sciocchezzaio che sopportiamo ogni anno, gran parte è dovuta ai giudizi sugli Stati Uniti d’America. Ancora nel secolo scorso ci si limitava a parlare di declino dell’impero americano, tesi che pure aveva un senso in quanto non essendo mai stata l’America un impero, se il modello che le si vuole dare era quello imperiale, bene, essa non poteva che declinare. Dopo gli incidenti di Capitol Hill, si è verificato uno scatto di fantasia e si è iniziato a parlare di crisi della democrazia americana, come se la democrazia entrasse in crisi quando la folla prende d’assalto il palazzo. Al contrario, le democrazie iniziano proprio con le folle che assaltano il palazzo, per lo meno così è iniziata la nazione americana oramai tre secoli fa, quando sul vecchio continente ci si inginocchiava e ci si imparruccava per essere ricevuti a palazzo.
La crisi della democrazia americana sarebbe avvenuta se Trump, come ha detto in una campagna elettorale peggiorata di giorno in giorno, non si fosse dimesso, cioè se in qualità di presidente ancora in carica e comandante supremo delle forze armate avesse chiamato i marines a difendere la Casa Bianca. Il fatto che l’abbia detto, significa che ci deve pure aver pensato. Questa sarebbe stata a tutti gli effetti una crisi della democrazia americana, il 18 brumaio del presidente Trump. Poi per valutare politicamente il colpo di Stato si sarebbe dovuto capire se Trump avesse avuto ragione o torto nella contestazione del voto, e nel caso fosse stato appurato comunque che avesse torto, se si fosse allora dimesso, o se avesse avuto ragione, si fosse preoccupato o meno delle giuste misure per ripristinare l’autenticità del voto. Insomma, Trump non ha fatto tutto questo e non lo ha fatto, perché se non possiede un animo democratico, per lo meno si rende conto che l’America è una grande democrazia che non accetta prevaricazioni di sorta. Trump ha invece aperto una crisi istituzionale, piuttosto grave, in quanto un capo del governo che chiede ai suoi sostenitori di assalire il parlamento, non si era mai visto. Poi la crisi si è risolta positivamente e soprattutto nessun giudice, i giudici in America sono persino più indipendenti dei nostri in quanto eletti dal popolo, ha ritenuto di incriminarlo. I giudici americani non incriminarono Lincoln che fece una guerra civile contro la scelta federale della costituzione, figuratevi se potevano incriminare Trump per un pomeriggio di disordini. Trump è una minaccia per la democrazia? Stesso argomento Huston lo usava e con più consenso contro Lincoln appunto, non prendeva voti Lincoln negli Stati del sud, manco uno, e di recente venne usato contro Kennedy, addirittura accusato di aver costituito una seconda Camelot, un suo vero e proprio regno, Due presidenti assassinati, e neanche a dirlo, oggi c’è chi spara pure a Trump. Più che una crisi della democrazia, c’è una crisi della capacità di tiro dei cecchini. Ammazzare un presunto despota può essere un tragico errore, ma non è una crisi della democrazia. La crisi della democrazia si verifica quando un presunto despota ammazza te che sei un suo oppositore.
Se si vuole una democrazia che non sia in crisi, si può provare ad importare un modello autoritario. Trump che vince le elezioni una seconda volta sarebbe tentato a farlo? Può darsi appunto ma è molto difficile perché dovrebbe cambiare le date di elezioni del congresso che sono scorporate dalla sua e riportare il sistema giudiziario del paese a prima del 1848, quando appunto i giudici erano scelti dai governatori, ed infine nominare lui i governatori, come Napoleone nominava i prefetti. La Francia allora aveva trenta milioni di abitanti, l’America trecento milioni. Come dire buona fortuna. Poi c’è l’esercito americano, che ha una sua tradizione piuttosto classica e servirebbe un militare più che un miliardario e poi la Cia, lo Fbi, le chiese anglicane, gli amish e i rabbini di Cracovia. Se gli va bene, Trump potrebbe mettere le grinfie sulla Corte suprema, sempre che faccia avvelenare i magistrati che non sono di sua nomina. I membri della Corte suprema sono a vita, i presidenti ancora no. A conti fatti, persino la Fed potrebbe sfuggirgli di mano.
Dovessimo fare una previsione, c’è da credere che la democrazia americana possa resistere anche al secondo mandato di Trump. Resta la crisi imperiale, che appunto è inarrestabile. Eppure l’America sconfitta, no?, da una guerra decennale in Vietnam da un’altra in Afghanistan, magari anche l’Iraq c’è chi la derubrica ad una sconfitta, sta ancora li sgangherata a difendere la piccola Israele contro mezzo mondo islamico e Trump confermerà questa difesa e tutto quello che ne consegue. L’Unione sovietica, invece? Quella non ha mai conosciuto crisi, forse qualcuno se n’è mai uscito dicendo che l’Urss fosse in crisi? La cosa più terribile che si disse sull’Unione sovietica è che aveva perso la sua spinta propulsiva, l’Unione sovietica che invadeva la Cecoslovacchia. Eppure altro che spinta propulsiva, un’idiozia bella e buona, dato che non esiste proprio più l’Unione sovietica. Questo vuoto non preventivato e sorprendente, era l’America sconfitta a non dover esistere più, ha prodotto presso noi europei, gli italiani in particolare, dove il trenta per cento votava comunista, un terribile senso di smarrimento. Poi come si fa a fare una politica fieramente indipendente dall’Atlantico e dagli Urali, senza più nessuno negli Urali? Ma c’è il compagno Putin! Appunto, uno che per vincere in Ucraina dopo due anni, la famosa potenza militare ucraina, chiama i nord coreani. Conviene restare legati all’Atlantico, succeda cosa succeda, li c’è ancora qualcosa di vivo rispetto ad un oriente mezzo morto.
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