“La voce repubblicana” è stata interrotta nove giorni causa un aggiornamento della piattaforma indispensabile anche in funzionalità del prossimo congresso del partito. Siamo spiacenti del contrattempo anche per l’evoluzione politica interna ed internazionale che merita la massima attenzione. Abbiamo interrotto le pubblicazioni che Mariupol stava per cadere e le abbiamo riprese con ancora Mariupol che si difende. In cinquanta giorni di invasione i russi nemmeno hanno conquistato Mariupol, una cittadina dal passato balneare che non conta 500 mila abitanti. Zelensky ha detto che Mariupol sarebbe come se Genova fosse in macerie, no Mariupol ricorda più Finale Ligure, Genova è più Odessa. Se Putin pensa di marciare su Odessa una volta distrutta Mariupol è un pazzo. Avrà bisogno di tempo per colmare i vuoti dell’esercito, sono le élite militari che ha perso in combattimento insieme agli alti comandi.
Infatti, al posto dei teorici della resa incondizionata, spopolano in televisione quelli del compromesso. Ieri sera sulla 7 una concione di due ore dell’onorevole Bersani che occorre l’intesa con Putin. Il negoziato. Una povera analista di affari internazionali cercava di spiegare al deputato che il negoziato lo ha rifiutato Putin, come pure ha detto il primo ministro austriaco ricevuto al Cremlino, ma non importa. Bersani ha compreso che l’Ucraina sostenuta dalla Nato sta ottenendo una nuova clamorosa vittoria, salviamo le forme. Bisognerà vedere cosa penseranno gli ucraini di una simile situazione che presuppone la rinuncia alla loro integrità nazionale. I nostri opinionisti da salotto televisivo non sembrano mai preoccuparsi della reazione del popolo ucraino, hanno dei russi la stessa indifferenza nei loro confronti. Crediamo che invece bisognerà farci i conti, Putin già inizia a farli.
Di fronte a questo massacro che ha un solo carnefice che speriamo presto sia portato a processo, altro che negoziato, la situazione politica italiana appare meno importante, invece è cruciale. Il governo sotto il peso della guerra sta facendo salti mortali, ad esempio sull’approvvigionamento energetico. Draghi e il ministro Franco hanno fatto un importante accordo con l’Algeria perché comprendono la necessità di emanciparsi dalla Russia che continua a vendere gas. Noi chiediamo anche le trivelle nell’Adriatico, il prima possibile, ripristinare tutti i siti che sono stati fermati entro l’autunno. La maggioranza sembra invece preoccupata di sfruttare le difficoltà del governo per scontrarsi in prospettiva elettorale. Solo per questo Draghi merita di essere encomiato. Ad esempio, checché gli si dicesse, Draghi ha rifiutato lo scostamento di bilancio. La linea del fronte del governo che deve reperire risorse senza aumentare le tasse e senza far saltare i conti. Un’impresa all’apparenza impossibile che se mai incredibilmente riuscisse frenerebbe i bollori elettorali di questi giorni, confermando Draghi come un puntello indispensabile alla ripresa politica ed economica della Nazione.
Ci sono anche piccole speranze, di poter rivedere la Voce Repubblicana in edicola?
Massimiliano