Sandro Gozi non è solo il primo deputato italiano eletto in Francia con En Marche, ma è anche il segretario del partito democratico europeo, che con l’Alde e “Rénaissance”, costituisce a Bruxelles il gruppo “Renew Europe”. Cesenate, laureato a Bologna, Gozi ha una lunga frequentazione con il partito repubblicano che risale al tempo di Oddo Biasini tanto che lo abbiamo incontrato spesso negli anni. Nel 2005 Gozi fu l’unico deputato del partito democratico a rendere omaggio a Mazzini a piazzale Ugo La Malfa a Roma nelle celebrazioni per il bicentenario della nascita.
Onorevole Gozi, può spiegarci meglio cosa sia Renew Europe?
“Un’alleanza che abbiamo costituito nel 2019 di forze politiche democratiche e liberali. Comprende lo storico partito dell’Alde, il Partito Democratico Europeo e la delegazione francese Renaissance, ma anche una personalità che i repubblicani conoscono bene, come François Bayrou, che tra l’altro è il presidente del partito democratico europeo di cui sono appunto il segretario”.
Lei è il primo italiano ad essere stato eletto al parlamento europeo in una formazione politica francese, ci racconti come è stato possibile?
“Il progetto transnazionale di Macron si rivolgeva a sette nazionalità diverse e aveva l’ambizione di uscire dagli schemi tradizionali dell’europarlamento, esattamente come si è fatto a Parigi. Rivoluzionare il sistema, assumere subito una connotazione identitaria europea, superare le barriere della politica nazionali, insomma”.
Quando ha conosciuto Macron?
“Quando era vicesegretario generale dell’Eliseo, durante la presidenza Hollande, per ragioni istituzionali. C’era modo di parlare di politica e lui mi annunciò il suo progetto di uscire dalla crisi del socialismo e della destra tradizionale, con un nuovo movimento. All’epoca sembrava un visionario. L’ho sostenuto con convinzione, sin dall’inizio. Anzi, direi ancora prima che iniziasse”.
Un visionario che ricorda anche Matteo Renzi che anche pose al Pd la questione di superare il socialismo e forse precedentemente.
“Macron ha guardato sempre con molto interesse all’ascesa politica di Renzi, si Dal 2012. Matteo però si fermò prima, dando la possibilità a Macron di superarlo in corsa. Entrambi avevano comunque compreso che sarebbe servita un’iniziativa dirompente per trasformare il sistema politico italiano e quello francese. Ho sostenuto entrambi e mi sono ritrovato facilmente con chi ha resto questa idea una realtà percorribile immediatamente”.
Forse non ha ascoltato in questi giorni il professor Alec Ross consulente di Illary Clinton alla Casa Bianca, esprimersi al festival di Trento con poco garbo verso i leader europei. Macron è stato definito un “cucciolo”, e ancora gli è andata bene!
“Il professor Ross evidentemente non si rende conto della portata politica dell’impresa di Macron oltre che del suo successo che gli ha consentito di ottenere un secondo mandato all’Eliseo. Macron è il principale leader europeo oggi, almeno sino al 2027, ma credo anche oltre… Di Draghi cosa ha detto?”
Grazie a Dio, Draghi supera l’esame, anzi è l’unico che Ross ritiene all’altezza
“E allora il professor Ross dovrebbe essersi accorto che i governi di Macron e Draghi hanno lavorato fianco a fianco e le premesse che hanno posto all’Unione europea anche attraverso lo storico trattato bilaterale Francia Italia (Trattato del Quirinale), sono in questo momento subordinate alla crisi internazionale ma restano la condizione per la trasformazione dell’Europa. Macron e Draghi sono due forze riformatrici indispensabili ai nostri due paesi e a tutto il continente”.
Ci può dire qual è allora il pilastro di queste due forze?
“Innanzitutto la necessità di restituire all’Europa una capacità DI potenza, ovvero battere i sovranisti sul loro stesso terreno, riconsegnando alla politica il controllo del terreno perduto, quando per noi europei si tratta della sicurezza nazionale, o di doverci confrontare con delle minacce, quali che siano, militari, migratorie, cibernetiche, dobbiamo poter contare su una Europa unita, sovrana e democratica. Macron e Draghi sono alla base di questa rifondazione europea”.
Magari non per colpa di Draghi, l’Italia appare un pochino più indietro.
“Sono trasecolato per il folle dibattito italiano sulla guerra. In Francia Marine le Pen che è stata finanziata dai russi, almeno assume un profilo basso. Melenchon tace. In Italia accendi la televisione e ti sorbisci Lavrov, o i suoi sottopancia. Siamo l’unico paese occidentale in cui si mette sullo stesso piano un aggressore scellerato ed un aggredito bullizzato”.
E pure tra Macron che dice, Putin non va umiliato, von der Leyen, che l’Ucraina deve vincere, e Draghi, che la Russia non deve vincere, ci sembra ci sia una qualche sfumatura di troppo.
“Per la verità, credo che il problema sia il medesimo per ciascuno, ovvero quello di far riportare la diplomazia al centro della scena. Tutti noi vogliamo che l’Ucraina vinca ma anche che la pace la sia duratura. Credo che Macron ricordi le conseguenze della prima guerra mondiale. Le ho accennato della mia amicizia giovanile con Oddo Biasini, ho avuto però anche un riferimento politico in Marco Pannella per la dimensione transnazionale che deve saper assumere l’Europa in qualsiasi momento della sua vita politica. Quando parliamo di una difesa europea, serve una autentica democrazia capace di sostenerla. Fino a quando resteremo circoscritti nei nostri spazi nazionali, prede delle nostre piccole divisioni, non arriveremo mai a niente di grande. Dobbiamo iniziare a costruire questo spazio politico in Italia ed in Europa. È urgente cominciare a federare tutte le forze politiche e le singole personalità, dalle imprese, alle partite iva, per un progetto riformatore. E farlo vincere”.
Come lei sa, il segretario nazionale del Pri, Corrado De Rinaldis Saponaro, ha lanciato dal 50° congresso del Pri, la proposta di una costituente repubblicana per rilanciare il programma Draghi.
“Un’alleanza per la repubblica è indispensabile per scardinare un bipolarismo dimostratosi dannoso e sempre più pericoloso per l’Italia. Abbiamo il dovere di costruire quest’area superando i personalismi e le differenze che dividono da sempre il mondo liberale e democratico. Ci giuochiamo il futuro dell’Italia e quello dell’Europa nel mondo, Non possiamo permettercelo. Se il Pd pensa di poter governare domani con il movimento cinque stelle, questo che con Conte chiede di non mandare armi agli Ucraini, o che il centrodestra posso sottostare a Fratelli d’Italia, che a Bruxelles siede con i neofascisti bulgari, il paese non ce la farà”.
Non che sia facile allestire un’alleanza per la Repubblica.
“Ma questa è davvero necessaria. Si possono moltiplicare consensi. Siamo davanti ad un bivio, o andiamo avanti o retrocediamo sulla strada delle conquiste economiche e democratiche conseguite. E badate che non possiamo mettere in ballo le diverse personalità o gli interessi di bottega. A costo di un movimento dal basso che obblighi ognuno alle sue responsabilità”.
Gozi, scusi e come si fa ad obbligare qualcuno con un movimento dal basso? Capiamo che lei è eletto in Francia, ma la sua sembra una soluzione giacobina.
“Giacobini? Pur di conseguire il successo di una grande alleanza popolare riformatrice, che salvi il destino della repubblica democratica, sarei favorevole anche ad una soluzione sanculotta”.