Caro Direttore,
intendo ancora complimentarmi con te e con la squadra della gloriosa La Voce Repubblicana per l’attaccamento ai valori e ai princìpi che contraddistinguono il pensiero mazziniano. Quel pensiero che tu, Bruno, Cascio e gli altri collaboratori della testata contribuite a divulgare con grande efficacia.
Mi rendo conto del fatto che il mio pezzo sul 25 aprile presentasse qualche passaggio “scomodo”, ma ero certo che la Direzione e la Redazione della testata avrebbero inteso il mio gesto provocatorio, con il quale ho voluto citare – inter alia – anche la riflessione di Pier Paolo Pasolini, dalla cui ideologia sono assai distante. In realtà, come ben compreso da tanti che (inaspettatamente) mi hanno scritto per manifestare apprezzamenti sul mio intervento, Pasolini, con le sue mille contraddizioni, esprime un’ottima rappresentazione dei fallimenti di talune prese di posizione sui modelli assolutistici storicizzati.
E sono felice di aver letto l’intervento di ieri dell’ottimo Bruno, il quale sviluppa concetti con grande lucidità, ben evidenziando che siamo gli “eredi di chi ha combattuto il fascismo senza nessun compromesso” e correttamente ricordando che “il primo alleato che aiutò il fascismo nella sua espansione” fu la Russia.
Proprio la libertà di cui godiamo dopo la Liberazione ci permette di esprimere appieno la nostra identità, facendo comprendere che non esistono prese di posizione frutto del pregiudizio o di impostazioni aprioristiche e apodittiche. Del resto, come scriveva Mazzini, “senza libertà voi non potete compiere alcuno dei vostri doveri”. Quella libertà di pensiero e di espressione che mio nonno materno Alvaro Bulgarelli, editore e stampatore, ha difeso durante il regime, mettendo a repentaglio la propria vita e quella della sua famiglia, per dare alle stampe le pubblicazioni clandestine.
E credo che La Voce Repubblicana, riesca a confermare appieno il senso di quelle battaglie, difendendo la libertà di espressione, troppo spesso compressa da sordidi tentativi di censura, frutto di logiche di compromesso sempre condannate dal grande Randolfo Pacciardi.
Un caro saluto e a presto.
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