A cento anni appena passati della nascita del dadaismo ci ha pensato il comunista Marco Rizzo a rilanciarlo, annunciando di aver stappato una bottiglia per la morte del povero Gorbaciov. Non contento ha pure sottolineato di averla tenuta in frigo dal ’91. Coperto di polemiche e indignazioni di ogni tipo Rizzo è riuscito ad ottenere l’effetto promesso, essersi legato ad un protagonista della storia mondiale, lui che fuori da Torino lo conoscono giusto i suoi elettori, che non sono poi tantissimi. Eppure, era ovvio che Rizzo volesse solo risalire l’onda delle cronache e ci è riuscito nell’unico modo possibile, eccellere nel cattivo gusto, sfruttando persino la morte di un uomo. Come si è difeso? La mia trovata era dadaistica. Francamente era meglio ci avesse detto di essere accecato dall’odio. Il dadaismo chi se lo ricorda fu un fenomeno complesso, legato al non senso, al rifiuto della razionalità e dell’ordine borghese. Il movimento principalmente fu artistico ma nato a ridosso della prima guerra, sul fronte pacifista particolarmente, ci volle poco per ritrovarlo politicamente schierato dall’altra parte della barricata e diviso persino al suo interno. In Germania dadaisti furono personalità come Grosz e Toller che troveremo invisi al futuro regime nazista, quando in Italia Evola, Prampolini divennero rapidamente colonne portanti del fascismo. Non per dare lezioni a nessuno, ma appena rompi il nesso razionale dell’opera, artistica o meno che possa essere, gli effetti sono imponderabili e affatto contrari fra loro. Ecco il senso più compiuto del dadaismo. Con Rizzo ha subito trovato proseliti, per esempio Travaglio. Il quale ha spiegato che nessuno ha fatto cadere Draghi. È Draghi che è voluto cadere per conto suo. Era stufo. Nessuno accecò Polifemo, è che il gigante aveva un occhio di troppo.
Nessuno comunque riuscirà mai ad eguagliare nelle capacità dadaistiche l’avvocato Conte e davvero siamo ammirati. Egli ha detto infatti che l’agenda Draghi era insidiosa per la democrazia, perché Draghi si era rifiutato di confrontarsi con le proposte del partito di maggioranza relativa, mostrando arroganza. Non come il presidente del consiglio che lo precedeva, quello che si chiudeva a Palazzo Chigi ed in diretta televisiva a camere chiuse, di notte spiegava ai cittadini cose potevano e non potevano fare. Questo sì che era un bel governo democratico di cui sentiamo tutti la mancanza.
Il dadaismo, prodotto comunque fenomenale, ve ne sono elementi in Francia, in America che nemmeno abbiamo abbozzato, ha avuto comunque nel complesso vita breve. Lo capiamo facilmente nel leggere le dichiarazioni dei suoi emuli di oggi. Purtroppo per loro che mostrano doti di fantasiosi e bizzarrie straordinarie capaci di suggestionare e persino abbacinare i loro ascoltatori, prevale al dunque sempre un senso della realtà. Un senso veramente pesante, questo della realtà, sotto il quale ogni dadaismo è sempre stato schiacciato.