Quale che possa essere stato il giudizio dei francesi sul protezionismo applicato da Jean Baptiste Colbert nella seconda metà del seicento, questo sistema resse soltanto perché la Francia di Colbert era la Francia di Luigi XIV, il sovrano assoluto più potente di quel regno. Senza il sostegno convinto di Luigi, Colbert, quali fossero stati i risultati ottenuti, sempre discutibili, sarebbe semplicemente finito in galera, come il suo predecessore ed avversario Fouquet.
Se l’Ocse ha ragione nel ritenere le misure di sostegno all’economia americana di tipo colbertiano che Trump intende introdurre, si vedrà come e quando, capaci di frenare la crescita mondiale e aumentare l’inflazione negli Stati Uniti, gli americani voteranno contro il loro governo alla prima occasione utile. Gli yankee non sopportano l’idea di diventare più poveri. Il protezionismo di Colbert durò vent’anni, quello promesso da Trump difficilmente ne potrà compiere due. Con tutta la buona volontà, anche se Trump cercasse di ottenere il potere assoluto, è più facile che venga rimandato presto a casa.
L’agitazione di osservatori e mercati va affrontata con una certa freddezza. Altre volte ci sono state incomprensioni fra L’America e l’Europa e ci sarebbe stata ragione di preoccuparsi maggiormente per lo scontro fra Obama e Angela Merkel. Obama al suo secondo mandato aveva già ottenuto il favore del popolo americano, Trump potrebbe comprometterlo molto rapidamente, anche perché l’uomo, rispetto ad Obama, è più avventato.
Se sulle questioni economiche Trump appare molto lontano da Obama, sulla politica internazionale ha inevitabilmente delle continuità. La politica estera statunitense non si reiventa ogni mandato nemmeno a volerlo. Gli americani sono ancora in Iraq in una missione anti Isis che li terrà impegnati almeno un altro paio d’anni e questo nonostante Obama avesse ordinato il ritiro di tutte le truppe negli scenari mediorientali. In Afghanistan l’ordine del presidente sarebbe stato eseguito nove anni dopo. In Iraq ancora deve scadere.
Per quello che invece concerne la Crimea ed il Donbass, Obama, Biden e Trump la pensano uguale, è terra dei russi, chilometro più chilometro meno. Altrimenti, quando Zelensky lanciò la sua controffensiva nel 2023, l’America non sarebbe rimasta a guardare sapendo delle scarse possibilità di successo. In particolare il Congresso non gli avrebbe sospeso gli aiuti per otto mesi cruciali. Sicuramente le 40 ore successive allo screzio con Trump hanno penalizzato la capacità bellica di Zelensky, ma mai quanto la lunga paralisi degli aiuti da parte del Congresso americano quando Biden aveva la maggioranza.
Sarebbe sbagliato pensare che Obama, Biden e Trump siano indifferenti alla sofferenza del popolo ucraino. Quello era semmai il presidente Roosevelt convinto com’era che si potesse convivere pacificamente con tutte le dittature europee, badando ai fatti propri. L’ambasciatore statunitense a Mosca dell’epoca, ignorava a bella posta i massacri commessi in Ucraina dal Cremlino, come quello a Berlino, ignorava la discriminazione razziale. Trump che bombarda gli Huti, minaccia i terroristi di Hamas e ha dato agli ucraini uno dei pochi strumenti bellici efficaci in loro possesso, il javelin, è sicuramente più sensibile di quanto lo fosse Roosevelt, che pure, se non quello russo, per lo meno si convinse, ad un dato momento, di annientare il nazional socialismo europeo.
I confini della sensibilità dei presidenti statunitensi sono regolati interamente da quelli stessi del loro popolo. Nel 1930 e tutto sommato anche nel 2022, agli americani interessa il destino dell’Ucraina come agli europei poteva interessare quello del Texas durante la guerra con il generale Sant’Ana. La sensibilità europea dovrebbe essere maggiore per il destino dell’Ucraina. Il distacco americano si spiega con l’Atlantico di mezzo. Gli europei hanno solo il Mediterraneo a dividerli e pure ogni giorno aumentano coloro che preferirebbero una pace qualunque, indifferenti alla libertà e all’indipendenza dei nostri vicini. Infatti in Italia, il buon Michele Serra si sentiva solo. Chissà come si sentono gli ucraini.
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