È stata resa ieri una importante e purtroppo molto preoccupante dichiarazione del Capo Economista del Fondo Monetario Internazionale (FMI), Pierre-Olivier Gourinchas, secondo la quale l’inflazione in atto non avrebbe nessun collegamento e nessun riferimento con le politiche salariali. Queste infatti non ne sarebbero affatto responsabili. I Governi nazionali, a cominciare da quello italiano, sembrerebbero ignorare completamente un aspetto così delicato. Lo dimostra l’inadeguatezza del Def appena approvato dal Consiglio dei ministri e proprio mentre i dati disaggregati dell’inflazione evidenziano una forte crescita dei prezzi dei beni di prima necessità. La domanda che allora bisogna porsi è sino a quando i sindacati potranno subire la forte perdita del potere d’acquisto dei lavoratori? Senza considerare la conseguenza di un mercato nazionale che si presenta debole e con un apporto limitato alla dinamica del PIL italiano, che trae benefici essenzialmente dell’export e le cui previsioni di crescita non sono comunque confortanti.
Sarebbe questo il momento per l’Italia di attivare urgentemente una politica dei redditi, l’unica in grado di contenere i rischi finanziari della fase pericolosa descritta dal Fmi, caratterizzata per l’ appunto una crescita bassa e ancora una inflazione alta. Dal Def è evidente purtroppo che il governo Meloni non dimostra nessuna cultura politica e nessuna sensibilità in tal senso. “Sotto la superficie ci sono turbolenze: la situazione è fragile” e sull’outlook presentato dal Fondo Monetario Internazionale si è “addensata nebbia”. Già un governo che vede poco, da come ci si è accorti sin dai suoi primi passi sul versante economico, se poi nemmeno sembra rendersi conto di cosa ci attende, possiamo stare sicuri che finisce con l’andare a sbattere. A quel punto i danni per l’Italia saranno considerevoli e bisognerà iniziare a porsi il problema di una soluzione ben diversa.
galleria FMI