Il dibattito che si è aperto nell’opinione pubblica, se l’attacco israeliano a Beirut sia stato tattico o strategico, e se la morte di Nasrallah, nel medio lungo periodo, non possa provocare più danni ad Israele che vantaggi, è tipico del processo di secolarizzazione cristiano. L’ebraismo è più elementare del protestantesimo, ed i vertici israeliani hanno fatto un ragionamento molto semplice. Poiché Nasrallah ci minaccia da trent’anni e nelle ultime settimane non manca di far saper ogni giorno che lui ci punirà severamente e persino, che l’attesa è già parte della punizione stessa, noi lo si toglie di mezzo in fretta.
Questo dopo aver eliminato i contatti di intelligence fra l’Iran ed il mondo islamista, i vertici di Hamas a Gaza e a Teheran e infine quelli di Hezbollah con la spettacolare esplosione a catena dei loro miseri mezzi di comunicazione personale. Con la morte di Nasrallah Israele ha chiuso il cerchio. Più Spinoza che Durkheim o Weber. L’Iran ed Hezbollah vedano un po’ cosa vogliono fare. Israele intanto ha mostrato loro di cosa è capace. La prima conseguenza sullo scacchiere internazionale è che l’ayatollah Khamenei ha iniziato a nascondersi, esattamente come si nascondeva il suo protetto libanese,
In Israele dove si è sotto assedio dal primo giorno del nuovo Stato, reduci da un genocidio, quello si, commesso indisturbatamente con la complicità di tutta l’Europa, non ci si preoccupa poi molto se l’odio nei loro confronti aumenta o meno. Si tratta di un popolo che viene braccato con i coltelli alle fermate degli autobus, oppure colpito dai razzi katiuscia la notte, fino a vedersi strappare di casa i figlioletti il sette ottobre scorso. La sua principale preoccupazione è di liberarsi dei nemici che lo circondano più o meno come un animale si comporta con i parassiti che lo infestano. Se proprio vogliamo trovare un significato morale alle sua azione, questa affonda nell’Antico testamento, occhio per occhio, dente per dente, non certo in ama il prossimo tuo come te stesso, del Vangelo. Altrimenti l’ebraismo, con tutte le persecuzioni subite, si sarebbe già estinto da secoli.
Sotto il profilo politico invece, che poi Israele privilegia, la logica è sempre la stessa, se tu mi attacchi io ti attacco, ed ovviamente, Israele da lezioni di attacco a tutto il mondo. Si aspettava trepidanti la feroce reazione dei nemici di Israele ed ecco cosa è successo. Prima che quelli si riorganizzino, saranno ancora colpiti. Poi bisogna pensare che, incredibilmente, Israele ha anche degli amici nel mondo arabo, che non hanno rinunciato alla loro organizzazione dispotica, ma che pure hanno perso interesse alla distruzione di uno Stato, piantato su un lembo di territorio insignificante, con cui possono cooperare felicemente. L’Egitto, per primo, la Giordania e persino l’Arabia saudita, per non parlare di quella parte di società libanese che ha esultato, finalmente libera dal ricatto esercitato da Hezbollah nei suoi confronti. Hezbollah non è riuscita a distruggere Israele, ma ha contribuito alla distruzione del Libano.
Non che il vertice israeliano si faccia particolari illusioni, esso confida pur sempre nella spada che tiene accanto al suo letto. Un monito per tutti coloro che seguono una logica di matrice espansionistica e che nella vicenda mediorientale hanno commesso l’errore di esporsi troppo sul fronte dei nemici di Israele, L’Iran oggettivamente è un partner rilevante nello scacchiere per la comunità sciita, ma a tanti anni dalla rivoluzione, le continue restrizioni hanno dimostrato un regime fragile, il cui consenso popolare evapora costantemente.
Si dice che Israele abbia comunque commesso un azzardo. Vero, solo che è dal 1948 che lo commette, puntando tutto sul progresso e l’evoluzione di una delle aree più arretrate al mondo. Se mai si emancipasse questa, la Palestina romana, finisce che possa emanciparsi persino la Russia. Tanto per ricordarselo, è la Russia, con il suo formalismo religioso, l’autentico riferimento politico di Hezbollah e dei mullah di Teheran.
Israel Defences Forces