Un partito antifascista come il Pri, cresciuto nel mito della guerra di Spagna dove perse fra le prime vittime italiane un suo segretario nazionale, Mario Angeloni, ha qualche difficoltà a pensare che ci sia una minaccia alla vita democratica causa un pestaggio, per quanto grave possa essere, avvenuto sotto scuola. Il partito di maggioranza relativa dovrebbe aver per lo meno chiesto a tutte le sue organizzazioni giovanili di intimidire le opposizioni e questo se fosse avvenuto effettivamente, non richiederebbe una immediata manifestazione di protesta, ma una mobilitazione permanente generale. Nel caso di un singolo episodio di violenza studentesca ci si può rivolgere alla magistratura ordinaria senza bisogno di allarmare la comunità nazionale. In Italia ci si è picchiati a scuola allegramente per tutti gli anni settanta del secolo scorso e se qualcuno finiva in ospedale, al massimo si faceva un’assemblea interna. Se non ci scappava il morto, è successo ovviamente, i partiti nazionali avevano altro a cui pensare e la vita democratica fu messa davvero a dura prova, ma resistette.
Per questo se le forze politiche riunite in piazza a Firenze sabato scorso ritengono che da un singolo episodio possano nascere dei rischi alla vita repubblicana, convochino subito il ministro degli Interni in Parlamento. Di questo si occupa un ministro degli Interni, della sicurezza democratica nazionale, non degli sbarchi sulle coste. Se invece si riteneva oggettivamente grave che il ministro dell’Istruzione non solidarizzi con una professoressa che denuncia un atto di violenza, anche qui c’è il Parlamento, l’interrogazione al ministro, non sapremmo valutare un’eventuale richiesta di dimissioni, ma sarebbe plausibile. E’ invece davvero poco credibile che un episodio isolato possa rappresentare un qualche pericolo fascista per l’Italia. Verrebbe semmai da credere che non si sappia nemmeno di che si parli.
Nel caso poi non ci fosse minaccia di fascismo alcuna, e nessun attentato alla vita democratica che, anzi, è stata ripristinata felicemente nella sua interezza, con migliaia di persone che possono cantare “Bella ciao” in piazza e non costrette su un balcone, allora la manifestazione antifascista di ieri pur di un valore spirituale altissimo, viene accompagnata da una sensibilità retrodatata. Per lo meno quando la sinistra andava in piazza contro Berlusconi evocava un tema concreto a lui imputabile, il conflitto di interessi, le leggi ad personam, qualcosa insomma se l’inventava. Mobilitarsi per l’antifascismo in generale, siamo prossimi al 25 aprile, si poteva anche aspettare il mese prossimo. Verrebbe da credere più probabile che la sinistra tradizionale, priva affatto di idee, abbia montato un caso nazionalmente irrilevante e ha trovato tutto felice il professor Conte, che così, per un giorno, non ha dovuto rispondere alla stampa di cosa è successo esattamente ad Alzano. E Conte, uno che pure ha messo il “coprifuoco” in Italia come fece il comando tedesco con il generale Wolff, è diventato l’alleato antifascista. Allora tanto vale accusare direttamente il governo nel suo complesso di essere fascista e per questo lo si combatta in nome di una identità storico ideologica, quella rivendicata dall’onorevole Fratoianni l’unico ad aver espresso ieri una posizione politica. E perfettamente legittimo, ci mancherebbe, che un partito fatte le sue valutazioni decide la linea di cui rispondere e si comporta di conseguenza. La nuova identità dell’opposizione con Schlein, Conte, Fratoianni e Landini, è data dalla sacrosanta lotta al fascismo. Ci complimentiamo veramente per questa nobilissima scelta e rivolgiamo a tutti costoro tanti cari auguri per la formidabile trovata che sicuramente gli italiani come noi sapranno apprezzare.