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Vietnam russo

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
23 Aprile 2024
in L'editoriale
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Il primo a parlare di “vietnamizzazione” della guerra in Ucraina fu il generale Tricarico, consigliere militare di Palazzo Chigi, nel 2023, per sottolineare le evidenti difficoltà russe sul campo. Ancora qualche giorno fa il generale ha risposto ad una intervista in cui gli si chiedeva se la Russia andava incontro ad un suo Vietnam. Secondo Tricarico già adesso la Russia non riuscirebbe a controllare il territorio conquistato. La particolarità è che In Vietnam l’aggressore era il Vietnam del nord, non gli Usa. Gli Usa difendevano l’aggredito, il Vietnam del sud e lo fecero con un crescendo rossiniano iniziato dai trecento consulenti inviati da Kennedy nel 1963,, fino ai B52 di Nixon dieci anno dopo. Nell’interregno,, è vero che gli americani non riuscirono a controllare il territorio del sud., ma non perché sconfitti militarmente, al contrario, vinsero tutte le battaglie, ma perché i sodali comunisti del nord erano già a Saigon, come si vide nella offensiva del Tet. Poi ci fu un errore strategico statunitense piuttosto imbarazzante commesso dal ministro alla Difesa McNamara che non si accorse che il Vietnam era interamente scavato. Era inutile pensare di presidiarlo attraverso una linea difensiva. A questo inconveniente ovviò Nixon decidendo di bombardare a fondo sia i caposaldi del nord sia i santuari in Laos e Cambogia. Questa operazione ebbe successo il regime del nord Interruppe le ostilità e accettò una conferenza di pace. Gli americani non avevano nessuna interesse a cacciare la cricca comunista di Hanoi, che pure era una autentica organizzazione militare capace di aver spazzato via l’impero francese. L’America si accontentava che ci fosse una fine delle ostilità, un ritiro delle truppe, un referendum per decidere l’unificazione e il rispetto dell’integrità della Thailandia, ll paese confinante che aveva premuto su Washington per l’intervento. Militarmente la guerra del Vietnam l’America la vinse con gli accordi di Parigi. Fu il Watergate a trascinare l’amministrazione Nixon nella paralisi consentendo al nord Vietnam di infrangere il trattato di pace senza più il rischio di trovare una resistenza. Anche perché oramai la Thailandia era salva il nuovo Vietnam doveva guardarsi dai cinesi che avevano rotto con i russi, altro capolavoro politico di Nixon che mai chiamò Mao “un dittatore”.

Non vi è dunque nessuna analogia tra il Vietnam e l’Ucraina, dove i russi hanno semplicemente invaso uno Stato sovrano, quale sia la ragione addotta con l’intenzione di controllarlo come hanno fatto nei tre secoli precedenti. Soprattutto i russi non combattono contro la principale potenza dell’area, ma contro un esercito di cartapesta che l’Occidente ha assistito a spizzichii e bocconi, senza fornirgli ancora né aerei, né navi da combattimento. La mobilitazione del nord Vietnam comunista era proporzionalmente superiore a quella della Cina, per cui nemmeno paragonabile con quella di Zelensky. La Russia in Ucraina non solo non controlla il terreno conquistato, non controlla il mare. L’America piegò il governo del nord Vietnam perché rimase subito padrona del golfo del Tonchino, non perse mai una sola nave l’America in Indocina, quando la Francia che non comprese l’importanza della flotta, venne principalmente sconfitta sul campo. Il solo fatto che le navi russi siano costrette a ripararsi a Sebastopoli, senza comunque essere al sicuro, vengono colpite ugualmente, pregiudica un autentico successo militare russo.

D’altra parte gli ucraini combattono da soli, non vi sono reggimenti statunitensi o occidentali al loro fianco, anzi. Europa ed America sono contrari ad inviare truppe. Più delle armi l’assenza di soldati impedisce una controffensiva ucraina, in pratica costringe ad una sola posizione difensiva, cosa che Zelemsky non comprese la primavera scorsa. Questo è il limite del nuovo pacchetto di aiuti, non è risolutivo per la guerra, il massimo che può portare è ad un negoziato fra le parti. Il che come si vide in Vietnam, non impedisce una seconda aggressione una volta cambiate le condizioni politiche.

pixabay foto cco

Tags: TricaricoVietnam
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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