A distanza di cinquantun anni dagli accordi di Parigi che la voce repubblicana aveva ricordato nel cinquantenario, sul Corriere della Sera Aldo Cazzullo risponde ad un lettore che la guerra del Vietnam è stata vinta, per lo meno un po’, anche dagli americani. Esattamente la tesi esposta dalla voce l’anno scorso. Cazzullo adduce la testimonianza del Vietnam di oggi che non fa parte dei Brics ed è un partner affidabile dell’Occidente, un caposaldo dell’America nella Regione. Si capisce anche solo dal fatto che il vecchio generale Giap, il più grande guerriero al mondo della seconda metà del secolo scorso, si rinchiuse in una caserma di Hanoi, circondato dai suoi soltati senza metterne piede fuori. Non voleva vedere le insegne della Coca Cola, i McBurger, le filiali delle banche statunitensi aperte in città. Giap sapeva perfettamente che senza il blocco dei finanziamenti del congresso statunitense, avvenuto dopo l’intesa siglata a Parigi, e soprattutto senza il Watergate, che aveva messo al tappeto la presidenza Nixon, il suo esercito non sarebbe mai riuscito ad entrare a Saigon.
Soprattutto, il piano del governo militare comunista nord vietnamita non era inteso a limitarsi all’unificazione con il Vietnam del Sud, ma puntava all’intera Indocina fino ad arrivare all’oceano Indiano. Era un progetto sovietico di dominare l’intera area attraverso uno degli stati più agguerriti e combattivi al mondo, Con il sacrificio dei marines americani quel progetto di espansionismo svanì ed un paese completamente nuovo, provato dall’esperienza drammatica di due guerre di liberazione, rifiutò quasi immediatamente di mettersi sotto un nuovo padrone. Il Viettnam comunista che già combatteva i cinesi, ruppe con l’Urss e guardacaso l’Urss tempo 14 anni non sarebbe esistita più. La guerra in Vietnam è stata la più grande sconfitta dell’Unione sovietica e la Russia di Putin per avere un profilo di potenza mondiale autentico, avrebbe bisogno di arrivare in Vietnam non in Ucraina.
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