Erasmo da Rotterdam ebbe modo di dire che “;meno talento hanno, più orgoglio, vanità e arroganza mostrano. Ma la stoltezza non cammina mai da sola: trova sempre altri stolti disposti ad applaudirla. Perché in questo mondo, molti preferiscono il rumore delle vuote adulazione al peso scomodo della verità.” La riflessione di Erasmo da Rotterdam è sorprendentemente attuale, specialmente in un’epoca in cui l’apparenza spesso prevale sulla sostanza. L’idea che “gli stolti vadano avanti” si collega a diversi fenomeni della società contemporanea, tra cui il declino del merito, la cultura della superficialità e il potere dell’adulazione.
La meritocrazia è il principio secondo cui il successo dovrebbe dipendere dal talento e dall’impegno. Tuttavia, molti studi evidenziano come oggi i fattori determinanti per il successo siano più legati al background familiare, alle relazioni e alla capacità di auto-promozione.
• Un rapporto OECD (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) mostra che in molti paesi la mobilità sociale è ferma: chi nasce in una famiglia svantaggiata ha poche possibilità di scalare la società.
• In Italia, uno studio della Fondazione Openpolis ha rivelato che il 67% dei giovani tra i 25 e i 34 anni che hanno un padre laureato ottiene a sua volta una laurea, mentre solo il 12% di chi ha genitori senza istruzione superiore riesce a farlo. Questo dimostra che le opportunità non sono distribuite equamente.
L’idea che la cultura sia “per pochi” è supportata dai dati sul consumo culturale:
• Secondo ISTAT, in Italia il 58% della popolazione non legge nemmeno un libro all’anno.
• La spesa per la cultura è in calo rispetto al passato, mentre aumenta quella per il digitale e l’intrattenimento veloce.
I social media amplificano questa tendenza:
• Un’analisi di Hootsuite e We Are Social (2024) mostra che i contenuti più virali su piattaforme come TikTok e Instagram sono spesso basati su intrattenimento leggero, gossip e challenge virali, piuttosto che su contenuti di valore culturale o informativo.
Erasmo parla dell’adulazione che sostiene la stoltezza. Questo è evidente nella politica e nel mondo del lavoro:
• Ricerca di Harvard Business Review (2023): molte aziende premiano più la capacità di “vendere sé stessi” che le competenze reali, portando a posizioni di leadership persone con meno talento ma più carisma.
• Nella politica, i populismi spesso premiano chi urla più forte e semplifica i problemi piuttosto che chi offre soluzioni reali e complesse.
Il problema non è solo la mancanza di meritocrazia, ma il fatto che spesso la società premia chi sa apparire meglio piuttosto che chi ha reali capacità. Tuttavia, ci sono anche segnali di speranza: nuove tecnologie, accesso all’istruzione online e una crescente consapevolezza su questi temi potrebbero invertire la tendenza.
La domanda resta: vogliamo davvero cambiare questo sistema o continuiamo ad applaudire gli stolti?
Erasmo da Rotterdam (nome latino Desiderius Erasmus Roterodamus) nacque a Rotterdam, Olanda, il 27 ottobre 1467 e morì a Basilea, Svizzera, il 12 luglio 1536). Fu teologo, umanista, filosofo e saggista.
Figlio di un prete, fu battezzato Erasmus e adottò il nome di Desiderio solo in seguito. Dopo la morte dei genitori a causa delle peste, fu mandato in convento e in seguito divenne frate, ma si pentì di avere abbracciato la vita monastica anche se questo gli permise di studiare latino e retorica sui testi di S. Agostino e San Gerolamo. Tra le sue opere ricordiamo il manuale di vita cristiana intitolato “Enchiridion” e gli “Adagia”, una raccolta di proverbi latini più volte ampliata in edizioni successive. Dopo un viaggio in Italia si recò in Inghilterra, ospite del suo amico Thomas More (Tommaso Moro) e lì scrisse l’Elogio della follia. Quando Martin Lutero pubblicò le sua famose 95 tesi sul valore delle indulgenze, Erasmo, da buon cattolico, sentì di dovere in qualche modo schierarsi. In realtà egli fu d’accordo su molte delle cose esposte da Lutero anche se sostenne sempre di non voler in nessun modo attaccare la Chiesa. Quando Lutero, suo ammiratore, gli chiese di collaborare attivamente con lui, egli declinò l’invito, rispondendo che la sua posizione era quella di intellettuale che doveva mantenersi neutrale. Ciononostante, fu accusato di aver in qualche modo fomentato tutti quei movimenti scaturiti dal successo della Riforma Luterana, per esempio la rivolta dei contadini. I suoi libri, per esempio, vennero bruciati a Milano insieme a quelli di Lutero. Proprio in quegli anni vide la luce la sua più grande opera, l’Ecclesiaste, parafrasi dell’omonimo libro della Bibbia, conosciuto anche come Qoelet. In esso egli sostenne che l’unico dovere fondamentale della fede cattolica era la predicazione. Morì a Basilea pochi anni dopo.