Abbiamo un ricordo ancora distinto della visita di Gorbaciov in Italia all’apice della sua fama. Andreotti lo fece incontrare fuori del protocollo con Craxi e questo sollevò un vespaio nella maggioranza. Se il segretario del Psi aveva avuto un colloquio con il presidente russo anche gli altri segretari di maggioranza dovevano averlo. Andreotti invece di mandare tutti a quel paese abbozzò e Gorbaciov paziente si prestò a parlare con i segretari del Pri, del Pli e dello Psdi che dovevano apparirgli come i sindaci di qualche remoto villaggio del Caucaso. La Voce Repubblicana allora seguì ovviamente con attenzione la giornata e ne cavò un’impressione di fastidio nei confronti delle minoranze da restare convinta che in fondo in Russia non sarebbe cambiato un bel niente.
Ovviamente sbagliammo, perché la Russia era cambiata eccome, aveva ammesso la sua debolezza. Era quella della sconfitta in Afghanistan dopo dieci anni di guerra feroce ad averla decretata sul piano della potenza militare. In Corea si era pareggiato. In Vietnam si aveva vinto. Ma in Afghanistan dove si erano dissipati uomini, risorse e mezzi, era stato una catastrofe. Come poter pensare di rimandare i carri armati della gloriosa armata a rossa a tenere a bada i popoli della Germania dell’est, della Polonia, dell’Ungheria che volevano solo andarsene? Con quali risorse finanziare sostenere un tale sforzo soffocati come si era dai prestiti? Arricchitevi aveva detto Gorbaciov agli imprenditori russi, come un Guizot qualunque. Che poi questo fosse quello che volesse Gorbaciov è un’altra storia. Nel 1986 era Eltsin che nel comitato centrale del Pcus aveva chiesto le riforme e Gorbaciov gli aveva riso in faccia e manco ricordiamo dove il comitato centrale spedì Eltsin lontano da Mosca. Tempo tre anni Gorbaciov si atteggiava a Eltsin, ma state tranquilli che non lo era. Poi cì sono le memorie della Sacharova. La moglie di Sacharov era convinta che fosse Gorbaciov l’anima nera del tentato colpo di Stato e che non venne denunziato con i generali responsabili per non denigrare il processo di trasformazione avviato. La grande anima russa. La Francia non aveva guardato in faccia nemmeno a Danton, il religioso popolo russo salvò Gorbaciov dalla vergogna e lo relegò in un angolo a recitare la parte.
Era Mao a scrivere che metà del mondo sarebbe dovuta scomparire e pure faceva liberamente gli accordi con Nixon. Gorbaciov si sarebbe guardato bene dal fare una simile asserzione, ma fu costretto agli accordi con Reagan dal fallimento della sfida atomica. Gli americani ti potevano bombardare dalla Turchia, i russi fallita Cuba, fallito il Cile, avrebbero dovuto spedire la flotta sottomarina. E se l’odiato capitalismo se la comprava la flotta? Come si poteva rischiare? Meglio il disarmo. C’era almeno una qualità in questi vecchi bolscevichi, il realismo. Qualità che manca completamente ai revanscisti che gli sono succeduti.
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