Il putiferio che si è scatenato fra le forze politiche italiane su una proposta di semplice buon senso della presidente della Commissione europea von der Layen è tale che se Putin sbarcasse in Sicilia, quelle nemmeno se ne accorgerebbero. Litigano persino fra loro, gli stessi che contestano la proposta europea. Lega e Cinque stelle si accusano l’un l’altro della mancata credibilità delle loro convinzioni. Nel Pd sembra sia scoppiata la guerra civile e nella maggioranza si dovrebbe aprire per lo meno la crisi di governo.
Soltanto l’agitazione del presidente statunitense solleva maggior baccano e si è ingaggiata una sfida a chi la spara più grossa. C’è persino chi ha riesumato il gaullismo che pure in Francia e bell’è che morto e sepolto. Per la prima volta il fronte moderato si riconosce in un vecchio amico del partito repubblicano come François Bayrou, atlantista convinto e proprio adesso e in Italia si scrive che De Gaulle fece bene a scegliere il nucleare francese. Dell’America non ci si poteva fidare. E se De Gaulle diffidava giustamente di Eisenhower e Kennedy, figuratevi se noi possiamo rimetterci ad un individuo come Trump. L’Europa è sola e in Italia metà del paese litiga con l’altra parte su cosa non fare.
Uno solo sembra nell’universo modo colui che intende fidarsi degli americani, lo stesso capo di Stato che pure è stato oggetto della tempesta, il buon Zelensky. Mentre tutti sono contro tutti e tutti contro Trump, Zelensky impegnato nei colloqui di Gedda ha detto che gli americani adesso lo capiscono. La delegazione Ucraina ha reso “molto chiaro” di “condividere la visione della pace del presidente Donald Trump”, parole di Rubbio. Presto ci sarà un nuovo incontro fra i due presidenti alla Casa Bianca. Ci si riprova.
Vorremmo confessare che questo editoriale non si è particolarmente preoccupato per la scenata allo studio ovale, perché i dissapori fra alleati sono abbastanza ricorrenti e quello fra ucraini e americani precede l’elezione di Trump, si è verificato clamorosamente durante la controffensiva di Kyiv nel Donbass del 2023, e pure nessuno se ne è accorto. Ancora l’agosto scorso c’era dissapore fra ucraini e americani per l’infiltrazione nel Kursk. Abbiamo ricordato i colloqui di pace che Jhonson volle fare con Ho ci min, ripresi da Nixon con Le Duc Toh dopo il 1969. Mai ci fu una delegazione sud vietnamita a Parigi. Prima che iniziassero i colloqui di pace, il Zelensky di Saigon, Diém, era stato assassinato in un colpo di Stato e da quel momento il governo del sud Vietnam divenne un pupazzo nelle mani degli americani. Perché il Sud Vietnam non prese mai parte ai colloqui? Perché nessuno dell’amministrazione americana ha mai pensato di poter salvare il sud Vietnam, nemmeno uno sprovveduto completo come McNamara. Il Vietnam del sud era a maggioranza comunista. L’unificazione era considerata certa. L’interesse statunitense fu di impedire che una dittatura aggressiva e militare come quella di Hanoi si impossessasse di tutta l’Indocina francese e soprattutto raggiungesse l’oceano indiano. Per questo non si difesero Laos e Cambogia che non hanno sbocco sul mare o solo sulla costa del Pacifico. Gli americani volevano salvare la Tailandia e la Birmania e ci sono riusciti. La situazione dell’Ucraina è incomparabilmente migliore.
La geopolitica statunitense non cambia da una presidenza all’altra, mentre può essere che una presidenza senta il bisogno di accentuare la sua differenza dalla precedente per ragioni interne. Biden ha perso le elezioni perché gli americani non condividevano la sua politica sull’Ucraina, nemmeno all’interno del partito democratico, mentre Trump ha proposto la pace per vincerle. Zelensky ha già compreso il punto, ora si tratta di vedere se Putin è intenzionato a fare la pace e nelle condizioni in cui si trova, Putin non ha ottenuto niente in tre anni di guerra, anzi ha perso la Siria, vive un bel dilemma.
Peggio di Putin stiamo solo noi europei se pensiamo di poter fare da soli quello che abbiamo fatto per 70 anni con l’America. Prima anche soltanto di realizzare un progetto gaullista, uno anglo francese, un esercito comune ed indipendente, se Putin avesse le forze, ci avrebbe già invaso. Di buono c’è solo che non le ha e possiamo permetterci il lusso che non può permettersi Zelensky. Quello di criticare Trump.
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