Scrivo queste considerazioni il 20 settembre, data importante per la storia repubblicana. Ho appena riletto uno straordinario discorso di Cavour in parlamento sul vero significato di Roma capitale, una cosa che tutti dovrebbero aver presente perché Roma capitale ha segnato la fine del potere temporale dei papi. La responsabilità di presidente dell’Academy Giovanni Spadolini mi porta sempre più ad attingere alla storia e alla mia memoria, da quando a quattordici anni, sulla scia della lettura di una straordinaria relazione congressuale di Ugo La Malfa, mi presentai al segretario cittadino per prendermi la tessera del Pri. Da lì una significativa carriera, passando anche per la guida dei Giovani Repubblicani, fino al giorno del mio concorso alla camera dei deputati come consigliere parlamentare. Non fu però mai un problema, come non lo è per nessun repubblicano, il passaggio dalla militanza al servizio imparziale delle istituzioni, come dimostra la storia di Antonio Maccanico e di Guglielmo Negri, indimenticabile presidente del Pri.
Per una strana casualità oggi è stata pubblicata una mia lettera a Il Foglio in qualità di presidente dell’Academy. La sostanza è semplice. I due leader di Azione e Italia Vita, Calenda e Renzi, non mostrano alcun serio senso di memoria storica. La nascita dell’Academy si deve per vari aspetti a una intuizione del segretario del Pri Corrado De Rinaldis Saponaro. Da tempo mi chiedeva di mettere in piedi una scuola di formazione politica per il partito, cosa che mi chiese anche il suo predecessore, Francesco Nucara. Abbiamo ragionato insieme su possibilità e limiti, individuando in Spadolini la figura di massima rappresentatività e visibilità: con lui il partito arrivò al 5%. Era una figura unificante, senza quegli esasperati aspetti dell’azionismo che tendono a generare un po’ di settarismo e di negatività (non certo nel mio primo grande maestro di politica, Ugo La Malfa). Non dimentichiamo il suo rapporto forte con Aldo Moro che contribuì ad affidargli l’incarico di Ministro ai Beni Culturali. Intellettuale, di larghi studi, si è interessato di Risorgimento, e della questione cattolica. Da quando emerse l’ipotesi, io ho sempre avuto in mente qualcosa che aiutasse alla maturazione di vera cultura politica e Saponaro ha sposato in pieno questa idea. Ma la figura di Spadolini, ci sto riflettendo da quasi un anno, rappresenta il più felice matrimonio tra politica e cultura ci sia mai stato nella storia repubblicana. A La Voce Repubblicana, che lui diresse con grande smalto e successo, non c’è bisogno di spiegare come e perché. Fu direttore del Corriere della Sera e primo ordinario di storia contemporanea in Italia all’Università di Firenze. E morì come presidente della Bocconi da almeno diciotto anni.
I cromosomi contano, non solo nella vita. A distanza di quasi un anno dal nostro debutto, emergono, ed emergeranno sempre più, i primi significativi risultati. Il 16 settembre c’è stata la fondazione della prima Academy regionale, non a caso a Ravenna, in Romagna, guidata dall’amico Alberto Gamberini, che ha i titoli culturali e professionali per svolgere un ruolo di questo genere. Questa estate si è poi svolta a Sabaudia quella che si è configurata strada facendo come la Summer School dell’Academy Spadolini: far volare i libri, genera nuova idee e le nuove idee possono partorire nuovi libri; i libri non possono che avere un ruolo fondamentale. Solo il presidente della Fondazione Spadolini, Cosimo Ceccuti, conosce quanti sono i libri pubblicati da Giovanni Spadolini, probabilmente un centinaio.
Uno degli aspetti più interessanti che stiamo registrando è l’attenzione che cresce: un risveglio di attenzione anche da parte di repubblicani dormienti. Sono in corso altri rapporti istituzionali a Milano e risparmio ai lettori altre questioni legate. Esporrò in Consiglio Nazionale, e al congresso regionale dell’Emilia Romagna, gli indirizzi generali dell’Academy e le tappe organizzative in corso oltre a quanto secondo me il Pri potrà beneficiare da quello che i pubblicitari chiamano ‘effetto alone’. L’Academy rimane però aperta a tutti, a tutta l’area liberal-democratica, nonché ad esponenti della cultura cattolica, come il sociologo Giuseppe De Rita, fondatore del Censis e presidente del comitato dei garanti e l’ex presidente Lamberto Dini, che è presidente del comitato tecnico-scientifico. E non sono repubblicani due dei tre vicepresidenti, Andrea Monorchio e Maria Rita Parsi, mentre lo è il terzo, Carlo Malinconico.
Ora davanti a noi ci sono tanti appuntamenti. Non si può fare cultura o cultura politica senza comunicazione. Oggi i partiti fanno l’opposto, fanno solo comunicazione e i contenuti valli a trovare. Spero che il Partito anche si darà contenuti più chiari, ma non spetta certo a me immischiarmi in questioni di partito. Io mi limito ad osservare questo: che attorno al Pri ci sono tante coscienze dormienti. E stiamo vivendo un momento cruciale, c’è un risveglio del populismo pericoloso, come ha evidenziato il presidente Mattarella. È una malattia brutta, il populismo, perché depista, gonfia le paure e distoglie l’attenzione dai veri problemi, parlando alle pance, non ai cervelli, alla ricerca ossessiva di voti. Questo è un tema su cui tutti i repubblicani e i liberal-democratici si devono impegnare il più possibile. Un altro tema è la divisività. Abbiamo piccoli e grandi cerchi magici, clan, corporazioni. Cerchiamo sempre le questioni che dividono e non quelle che uniscono. I settarismi, i fazionismi. Essere repubblicani vuol dire unire.
Ho un ricordo che è quello di Oddo Biasini. Spesso mi diceva, con il suo accento romagnolo: butta giù la bozza di comunicato per la direzione. E io ero un po’ preoccupato perché lì c’erano un sacco di cervelli, parlo degli anni tra il ’76 e il ’78. Una sola raccomandazione: alla fine devi scrivere “nell’interesse superiore del Paese”. Ecco, questa frase mi è rimasta addosso.
Al partito devo in parte significativa, e con questo chiudo, il mio team building (che è in corso di perfezionamento). Saponaro e Gamberini, li ho citati. Ho sempre accanto a me un giovane straordinario, anche presentatomi dal segretario nazionale, come Francesco Subiaco, vicesegretario generale dell’Academy. Mauro Cascio, coordinatore di direzione de La Voce Repubblicana, ha già impostato dei corsi online che affiancheremo a quelli in presenza alla Sapienza, Università di Roma. Anche Valerio Antonelli, che è stato il più giovane candidato e capolista alle elezioni regionali in Lombardia mi ha dato una grossa mano in fase iniziale per gli aspetti grafici.