La Russia si ritrova nelle mani di un ex Kgb e della sua cricca, da più di 25 anni. Un colonnello della polizia segreta di Stato non è come un colonnello dei carabinieri. Si tratta di uno spione adibito alla tortura e all’omicidio. Il Kgb, la Ceka, fu di modello alla Gestapo. Putin ha impiantato l’esempio repressivo di Berlino est su tutta la Russia con successo. Quando si ritrovò a collaborare con Eltsin non capiva nemmeno cosa fosse il processo di liberalizzazione politica intrapreso. Se ne sbarazzò rapidamente. L’Occidente conobbe il vero volto di Putin in Cecenia e decise che era meglio non guardarlo, per mero e volgare interesse.
Tutta la cultura di Putin è tardo sovietica, tanto democratica come lo fu quella staliniana. Questa cultura fa degli ucraini, delle vittime disegnate. Gli ucraini sono odiati dal tempo dello zarismo, quando vennero sospettati di essere filofrancesi. Furono poi discriminati come kulaki durante la rivoluzione e infine accusati di essersi nazificati nel 1941, cioè quando la Wermacht deportò tutti i nazionalisti ucraini a cominciare da Bandera nei campi di concentramento. E pensare che l’Ucraina ha prodotto campioni sovietici per antonomasia. Trotskij, poi caduto in disgrazia e Crusciov, che successe rocambolescamente a Stalin. Letterati come Gogol e Bulgakov si sentivano russi a tutti gli effetti. Oggi Svetlana Tikhanovskaya dice che Putin ha perso la guerra dal pirmo momento perché gli ucraini si sentono europei, non più russi e non ci sono bombe che possono piegare questo loro sentimento.
Al Cremlino da tre anni vivono l’incubo peggiore, quello della autodistruzione dostoevskiana della Russia, non dell’Ucraina. Lo esorcizzano riadattando la storia attraverso il mito. La Russia è invincibile e Putin ha appena ricordato a Macron come è finito Napoleone. Macron ha il torto di aver evocato le truppe in Ucraina come appunto Napoleone mosse la sua armata per difendere la Polonia. Non voleva rovesciare lo Zar, Napoleone, illuso nella sua vanità che quello gli fosse amico. Sgominando il suo esercito definitivamente, a costo di inseguirlo fino a Mosca, Alessandro sarebbe rinsavito. Napoleone non venne sconfitto dai russi, basta leggere Clausewitz al servizio dell’armata zarista per capirlo, ma dagli inglesi, in Spagna. Senza la guerra di Spagna, la campagna di Russia sarebbe ripresa in estate dopo la ritirata da Mosca. La battaglia di Lipsia dove Napoleone si ritrovò contro la coalizione messa in piedi dagli inglesi dei popoli suoi alleati fino al mese precedente, nel caso dei sassoni, fino al giorno prima, gli impedì i suoi piani. La Russia ebbe solo i dividendi della vittoria altrui essendo l’unico impero rimasto sempre sul campo. Quello austriaco si era alleato alla Francia, la Prussia era uno statarello insulso e la Spagna, la vera vincitrice di Napoleone governata dai gesuiti. Tutti questi sapevano che Napoleone non avrebbe mai potuto rifare la pace con la Russia.
Non è Macron, che non ha ancora mosso un soldato, ad assomigliare a Napoleone, semmai è Trump. Infatti nessuno crede che il presidente americano riesca a fare la pace con Putin, esattamente come Napoleone non poteva più farla con Alessandro. Da qui tutta la agitazione nelle capitali europee, il piano di riarmo. I turchi, che già sono armati, si sono detti pronti a mandare i soldati. Se la pace che Trump vuole negoziare potesse mai essere solida, non ci sarebbe alcun bisogno delle truppe in Ucraina che Mosca non vuole. Anche qui si può leggere Clausewitz. Se Napoleone perse duecentocinquanta mila uomini nella sua seconda campagna di Polonia, la Russia ne perse più di un milione. Manco arruolando i nord coreani, Putin raggiungerebbe una simile cifra che pure gli sarebbe indispensabile per fare una nuova guerra all’Europa..
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