La campagna di odio razziale portata avanti negli anni dal consigliere spirituale di Putin Dugin a cui si era associata con slancio la figlia ha prodotto il suo risultato. Secondo la tradizione imperiale i russi, nella visione del nazionalbolscevico Dugin sono dei superuomini a cui deve essere concesso tutto. Gli ucraini solo dei subumani, dei sottouomini, untermenschen, come dicono i tedeschi. È questa la filosofia, chiamiamola così, posta alla base del disastro che si è iniziato a ritorcere tragicamente contro la Russia e di cui la Russia sarà presto il principale bersaglio perché questo assioma di superiorità, è sbagliato profondamente. La Russia non è più una potenza tale da permettersi anche soltanto di pensare al soggiogamento dell’Ucraina.
Se qualcuno è stato educato nel mito della superiorità russa, dovrebbe sbrigarsi a ripensarci in fretta e non sotto il profilo morale, uno può ritenersi superiore di tutto quello che gli pare e sono affari suoi, ma sotto quello strettamente politico, perché poi se vuoi sottomettere, devi anche riuscirti ad imporre.
Due vecchi bolscevichi, legati entrambi al Kgb, il padre di Dugin era un agente come lo stesso Putin, dovrebbero avere gli strumenti per capire meglio di altri la situazione. La Russia sovietica era stata in grado di cancellare l’insurrezione ungherese nel 1956 e poi quella cecoslovacca nel 1968, con una facilità estrema, e senza che l’occidente fosse in grado di una qualche reazione. La Russia di Putin e Dugin sta da cinque mesi ad assalire paesini ucraini con poco costrutto e subisce perdite tali che consiglierebbero a chiunque la ritirata. Da notare che l’Urss per conquistare la Cecoslovacchia una superficie di centosessantamila chilometri mosse in poche settimane 500 mila uomini, quando la Russia pensava di conquistare un paese grande quasi sei volte tanto e popoloso il triplo con 200 mila. La Russia di oggi non ha neanche più idea delle misure militari da intraprendere in una aggressione. Doveva essere ovvio che sarebbero serviti almeno 800 mila uomini per una simile conquista.
Il problema è che se oggi la Russia accettasse la disfatta che si è consumata, tutta l’immagine vittoriosa costruita dal putinismo, alimentata da colui che viene paragonato a Rasputin, sarebbe vanificata. Rasputin per la verità era un personaggio che non vantava particolari qualità dottrinali, era il figlio di un vetturino poco più che analfabeta e comunque più interessato alle giovani donne della Corte che alla politica. La sua influenza fu considerevole, ma il mito eccessivo. Quello che però potrebbe essere comune fra Dugin e Rasputin sono le gelosie e gli odi che entrambi sono riusciti a destare. C’erano due polizie che sorvegliavano Rasputin e può benissimo darsi che qualcuno sorvegli anche Dugin. Per cui non è affatto detto che non siano stati dei russi dissidenti ad aver deciso di dare un segnale a Putin e fallito il colpo uccidendo solo la figlia del suo ideologo.
Altrimenti c’è la versione degli investigatori del governo ovvero che si tratti di ucraini infiltrati, il che testimonierebbe ulteriormente la fragilità dello Stato russo dell’epoca. Questo può essere colpito al suo interno con la stessa precisione con cui i suoi soldati vengono colpiti sul campo di battaglia. La morte della giovane Dugina non è necessariamente un errore piuttosto che una scelta. Si spegne il seme prima ancora di colpire colui che l’ha sparso. Tipicamente cosacco.
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