Quali che potessero essere le controversie, ce ne furono, sulla figura di Enrico Mattei, non c’è dubbio alcuno dell’importanza del ruolo svolto negli anni dalla sua azione al servizio del Paese. La stessa ENI ne è la prima testimone ancora oggi, tanto che nel momento del bisogno, scopre a 160 chilometri dalla costa di Cipro 70 miliardi di metri cubi di gas, cioè il fabbisogno annuale dell’Italia. Anche se ci vorranno due o tre anni per la prima estrazione, è la prospettiva a rivelarsi fondamentale. Il Mediterraneo offre possibilità immense di rifornimento di gas e l’Italia dovrebbe essere capace di attrezzarsi rapidamente, non solo per le sue necessità immediate ma anche per aiutare il resto dell’Europa ad emanciparsi dal ricatto russo.
Un governo nel pieno delle sue funzioni sarebbe già in grado di programmare il lavoro che sarà comunque complesso. Ed è proprio questo l’aspetto più desolante di questi giorni, vedere le forze politiche tutte intente nelle polemiche sulle liste elettorali, quando sono pur consapevoli del tempo che stiamo perdendo. Avremo un autunno durissimo, hanno detto Salvini e Berlusconi, ragione per la quale sarebbe stato necessario evitare di far esplodere la crisi grazie ai loro voti. E meno male che Enrico Letta, messo alle strette, ha riconosciuto l’importanza di ripartire dall’agenda Draghi, quella che il suo alleato Fratoianni, che ha votato contro Draghi 85 volte in un anno, ritiene si possa trovare in cartoleria. Ma se si voleva mantenere il profilo politico del governo Draghi, perché dare tanto spazio ai suoi avversari parlamentari?
Calenda aveva ragione a far saltare l’accordo con Letta e ad allearsi con Renzi, l’unico ad aver difeso Draghi fino in fondo e che pure Letta non voleva nella sua coalizione. Renzi e Calenda offrono una proposta politica di governo omogenea affidabile perché sono gli unici a dire di rivolere Draghi a Palazzo Chigi, una garanzia di prestigio e di capacità per l’Italia. Non osiamo nemmeno pensare al guazzabuglio infernale che mai potrebbe scaturire dagli altri cartelli che si sono ammucchiati in queste settimane.
Considerata tanta responsabilità che grava sulle spalle di Renzi e Calenda, si sarebbe dovuto impedire di escludere così tante personalità come quelle che potevano contribuire ad un successo elettorale della loro lista, partendo da Pizzarotti per arrivare ad Albertini.
Il mondo democratico liberale in Italia è sempre stato piuttosto ristretto, tanto da non potersi permettere di respingere coloro che vogliono farne parte. Non vorremmo che si arrivasse persino a mettere in discussione la presenza di chi vi ha sempre appartenuto, già abbiamo perso gli amici di più Europa. Se le possibilità di riscatto del paese sono ancora legate a Draghi, occorreva che chi ne fosse convinto lavorasse per ampliare la coalizione preoccupandosi di volerla veder vincere. Altrimenti dovrà prepararsi alla sconfitta con tutto quelle che ne consegue, prima di tutto per il Paese.
Foto della Fondazione Enrico Mattei