Una delle specialità della stampa internazionale, quella di dare addosso all’Italia, ha sempre trovato un eccezionale referente nel settimanale di Amburgo Der Spiegel, un milione di copie di tiratura. Si iniziò nel 1977 con la celebre copertina di una P38 sopra un piatto di spaghetti con un titolo hollywoodiano, Vacanze italiane. Non si ricordava Gregory Peck e Audrey Hepburn, ma il “sequestro di persona”, “l’estorsione”, e la “rapina a mano armata”. Pensare che la Germania con la banda Baader Meinhof non andava poi così leggera. Passato un lungo periodo d’oblio, Der Spiegel tornava all’attacco nel 2011, obiettivo Silvio Berlusconi scaraventato in prima pagina nei panni di un gondoliere in compagnia di due escort. Anche qui il titolo era promettente, “Ciao Bella, il declino del Paese più bello del mondo”. L’anno successivo, lo Spiegel commentava la tragedia della Costa Concordia chiedendosi, “ma vi sorprendete che il comandante fosse un italiano?”. Da quel momento il settimanale di Amburgo è tornato a puntare l’indice contro “gli scrocconi di Roma”, che danneggiavano i partner dell’Unione europea. In pratica il nostro ambasciatore a Berlino doveva muovere proteste continue al governo tedesco fino ad arrendersi davanti all’ultima copertina del 2018, quando faceva splendida mostra di sè uno spaghetto a forma di cappio. Un modo di omaggiare il nuovo governo Conte, Salvini, Di Maio, i populisti giustizialisti al potere.
Inutile dire che accanto allo Spiegel, si scatenava l’ inglese The Economist capace di mostrare una bomba-gelato tricolore con le micce accese e il titolo “Maneggiare con cura” e questo dopo una lunga tradizione di attacchi ai governi Berlusconi, dopo quelli ai governi Andreotti. Solo che all’Economist, appena divenuto presidente del Consiglio Draghi avevano stappato lo champagne, mentre non si sapeva cosa avrebbero architettato allo Spiegel, per lo meno fino alla settimana scorsa. Altra musica. Il settimanale descrive le delegazioni europee inviate a Kyiv. Quella italiana “ha occupato le prime tre carrozze nella parte anteriore del treno”. Emmanuel Macron era al centro, Olaf Scholz in fondo, “L’Italia in prima posizione”. Der Spiegel chiosava “in Europa non succedeva da decenni”, bene se per questo non era proprio mai successo al periodico di gratificarci.
“A differenza dei suoi colleghi di Berlino e Parigi – si legge nell’articolo – da settimane Draghi si batte per l’adesione dell’Ucraina all’Ue” e nel viaggio a Kyiv, ha ribadito la sua posizione a Scholz e Macron.
Secondo Der Spiegel, il presidente del Consiglio italiano è come Carlo V, “regna in due mondi”. Sulla scena internazionale “è un europeo modello con una chiara rotta transatlantica”. Mentre “in qualità di ex capo della Banca centrale europea, si batte con credibilità e autorità per la coesione dell’Ue”. E poi “il suo ruolo nelle negoziazioni internazionali è centrale e la sua esperienza decennale è richiesta”. Quale obiettivo persegue? “Catapultare la sua economia in prima fila nell’Ue”.
Non che ci si sia mai lasciati impressionare troppo dal settimanale amburghese, ma questa volta davvero siamo rimasti di stucco. Tanto per dire, si ha come l’impressione che l’Italia abbia davvero imboccato una svolta profonda. Poi per carità, la politica farà le sue scelte, potrà candidare a Palazzo Chigi l’onorevole Meloni, oppure radunare intorno a Calenda magari un bel sette, otto per cento dei consensi libdem e ancora non abbiamo capito cosa voglia fare Letta. Tutto questo sarà interessantissimo. Se invece si vuole davvero esercitare una qualche pressione europea, non vogliamo dire mondiale, be’, allora, la strada è una sola. Puntiamo su Draghi anche nella prossima legislatura.