L’assemblea giacobina escludeva il voto segreto. Persino la sentenza sul processo al re vide sfilare i membri della Convenzione alla tribuna per il loro pronunciamento. Il marchese Le Peletier de Saint Fargeau votato la morte se ne andò tranquillo al ristorante dove un aristocratico monarchico gli sparò al cuore. La Convenzione seppellì Le Peletier con tutti gli onori e non si fece intimidire. Il giacobinismo era convinto che tutti gli intrighi nascevano dalla segretezza delle decisioni. Fu la reazione liberale a condannare l’usanza giacobina accusandola di esercitare una pressione impropria sui votanti. Difatti, coloro che non votarono la morte del re, o la votarono con la sospensione, furono poi tutti perseguiti sotto il Terrore. Cosa sia meglio per il voto, la pubblicità o la segretezza, è una questione politica prima che dottrinale. Il giacobinismo aveva bisogno di sbarazzarsi dell’Antico regime, il liberalismo di sbarazzarsi dei giacobini. Se poi ci si convince che il voto segreto sia un elemento dirimente della vita repubblicana, come si richiede nelle principali pratiche istituzionali, lo si rispetti per quello che è. Altrimenti tanto vale abolirlo e recuperare la virtù giacobina, che possedeva una sua fierezza. La caccia alle streghe non ne ha nessuna.
Questa passione per i retroscena del voto sulla presidenza del Senato è per lo meno prematura. Circolano le ipotesi più disparate. La prima l’ha lanciata Berlusconi accusando Renzi di aver votato al suo posto. Ammesso che Berlusconi abbia ragione, Renzi e Calenda insieme non dispongono di 17 deputati per cui ne mancherebbero almeno otto. Il senatore Gasparri ha soccorso il suo leader indicando due senatori a vita che avrebbero votato “per senso di responsabilità”. Un’ affermazione curiosa questa di Gasparri perché allora responsabilità non l’avrebbe avuta Forza Italia. Mentre gli altri sarebbero amici personali di La Russa che è dal 1992 in parlamento. Plausibile ovviamente, resta da capire perché Renzi e Calenda si sarebbero mischiati agli amici personali di La Russa. Volevano aiutare la maggioranza o volevano spaccarla? Anche questo è materia del contendere.
Il quotidiano “il Riformista”, ha scelto una ricostruzione per lo meno più ampia, sospettando il Pd Franceschini di aver mosso le acque perché punterebbe ad ottenere una vicepresidenza. E’ così potente Franceschini? Non lo sappiamo. Vi sono poi voci diffuse di tutti i generi che non vale nemmeno la pena rincorrere. A tratti si vede l’ombra di una ricomposizione democristiana, Renzi, Franceschini, che cala sulla nuova legislatura e questa ipotesi è sicuramente affascinante. Magari con un po’ di pazienza invece di lasciarsi andare a congetture improvvisate, le cose diverranno più chiare. Se poi proprio non resistiamo e dobbiamo denunciare i rei di aver violato una consegna che non hanno, non c’è vincolo di mandato in Parlamento, ripristiniamo davvero le usanze giacobine nella loro integrità. Ad esempio, il presidente della Convenzione nazionale, nessuno era tanto fesso da volerlo fare più di due settimane, trascorso le quali decadeva. Ci avevano una vita da vivere i giacobini e anche le istituzioni repubblicane ce l’avrebbero, fossero liberate ogni due settimane.
Musée de La Révolution Française, Vizille