Eugenio Fusignani, per la seconda legislatura Vice Sindaco di Ravenna e responsabile Enti Locali della Direzione nazionale del Pri, ha rilasciato la seguente intervista a Ravenna notizie.it.
“Di fatto, in questi anni Eugenio Fusignani ha dovuto lottare con le unghie e con i denti per tenere la barra dritta, direzione centrosinistra, ed evitare il deragliamento del Pri troppo a destra o troppo a sinistra (le spinte c’erano entrambe). Lo ha fatto sul fronte interno. E anche su quello esterno, rintuzzando attacchi che venivano all’autonomia e all’esistenza stessa del piccolo ma antico e orgoglioso Partito dell’Edera. E qualche risultato l’ha pure ottenuto, se è vero che alle amministrative del 2021 a Ravenna ha ottenuto più voti rispetto alla tornata precedente. Mentre alle ultime politiche ha cercato di barcamenarsi nella crisi del dopo Draghi, imbarcandosi nell’avventura del cosiddetto Terzo Polo, non credendoci molto, ma cercando di non rimanere tagliato fuori dai giochi. È andata come tutti sanno. Il Terzo Polo ha ottenuto un risultato modesto ed è imploso prima di essere esploso. Lui lo aveva previsto, come tanti. D’altra parte, Fusignani guarda con interesse e una qualche preoccupazione a ciò che si muove nel partito guida del centrosinistra, il Pd. Con la vittoria della Schlein quel partito si è spostato a sinistra e questo crea un problema, anche se gli effetti di questo spostamento a Ravenna non si vedono, assicura. Ma allo stesso tempo si aprono nuove opportunità per costruire qualcosa di importante nell’area riformista. Ma senza quei due: Renzi e Calenda. Loro sono bruciati. Avanti qualcun altro.
Fusignani, il quadro politico è continuamente in fermento. Dopo la vittoria della destra abbiamo avuto questo cambiamento all’interno del Partito Democratico con la vittoria di Elly Schlein e poi è tramontato definitivamente il progetto del cosiddetto Terzo Polo. Come vede il Pri questi avvenimenti e, prima di tutto, lei è preoccupato dello spostamento a sinistra del Partito Democratico?
“No, non sono preoccupato. O meglio, sono preoccupato della radicalizzazione e dello spostamento verso le estreme dei due poli principali della politica italiana. Qui sì, c’è un motivo di preoccupazione. Ma tutto questo può essere visto anche in una maniera più positiva.”
Cioè?
“Il fatto che il centrodestra si sposti a destra con il prevalere di Fratelli d’Italia e il centrosinistra a sinistra con il Pd targato Schlein, che in ogni caso finora non differisce moltissimo dalle impostazioni di Letta, beh tutto questo va ad aumentare anche le possibilità di lavorare per un polo riformista fra questi due poli più radicali. Anche perché credo che non tutto il voto riformista che si rivolgeva al Pd adesso continuerà a guardare a quel partito e, dall’altra parte, non credo che tutto il voto moderato continui a guardare a un’area dominata da Fratelli d’Italia. Quindi io penso che si aprano delle possibilità. E noi dobbiamo lavorare su questo.”
Il Partito Democratico qui è il vostro alleato, ormai si può dire storico, a livello amministrativo. Le prime mosse di Elly Schlein vi hanno sorpreso oppure non è cambiato nulla nel concreto della politica locale?
“Non mi hanno sorpreso. Certo è che la connotazione del Partito Democratico a livello nazionale ora è chiaramente un po’ più marcata a sinistra. Ma a livello locale io delle mutazioni non ne ho viste, la classe dirigente è sempre la stessa. Certo c’è una linea nazionale, ma io sono alleato con il Partito Democratico per il governo di Ravenna, non per il governo dell’Italia, almeno non ancora. Quindi io mi preoccupo di Ravenna e a Ravenna, francamente, dei cambiamenti non ne vedo, e per ora non ce ne sono stati.”
Questo significa che anche in previsione delle amministrative 2024, quando si voterà in tanti comuni del Ravennate, l’orizzonte rimane per voi quello dell’alleanza di centrosinistra?
“Credo sia normale e logico partire da qui. Iniziamo il dialogo con chi collaboriamo già da tempo. Su Ravenna c’è ancora molto tempo prima di poter ragionare, ma su scadenze più vicine come le amministrative di Cervia e di Lugo del 2024, dove il Partito Repubblicano ha sostenuto il centrosinistra o ha fatto parte di quella maggioranza, credo sia necessario e doveroso partire da un confronto con gli alleati, il Partito Democratico e gli altri alleati. E credo che – nonostante il cambio avvenuto a livello nazionale – ci siano buone possibilità di trovare le convergenze per rinsaldare e riproporre ammodernata la formula che ha consentito di vincere le ultime amministrative e governare.”
Tornando al cosiddetto Terzo Polo, l’altro giorno è venuto a Ravenna Carlo Calenda e ha certificato – se mai ce ne fosse stato bisogno – che il matrimonio con Renzi non si può fare e non si farà la fusione fra Azione e Italia Viva. Malgrado il vostro accordo elettorale alle politiche del 25 settembre 2022, in realtà voi repubblicani non ci avete mai creduto molto a questa storia, no?
“Il Terzo Polo per noi non è mai esistito e, ovviamente, il matrimonio di cui si parlava non era un matrimonio d’amore ma d’interesse. Ovviamente sto parlando di interessi politici, che erano anche prodromici per ogni interesse più generale di aggregazione di un’area riformista. Un obiettivo questo nobile. È chiaro che una volta raggiunti gli obiettivi elettorali – peraltro modesti – quel matrimonio non poteva continuare a esistere. L’interesse era finito. Lo sapevamo tutti come andava a finire e probabilmente lo sapevano gli stessi protagonisti. Renzi e Calenda hanno caratterizzato la loro azione politica sul loro nome. Se c’è un partito che per antonomasia tende a piallare l’individualità questo è il Partito Democratico e loro, tutti e due, erano nel Partito Democratico.”
Si spieghi.
“Erano già in un’azienda, sono usciti dall’azienda per mettersi in proprio. Non era pensabile che fondassero un’altra azienda. Avevano già l’azienda dove poter stare, ma loro avevano bisogno di emergere come individualità. Il problema non è la fine del rapporto tra Calenda e Renzi e non è neanche la fine del Terzo Polo – che non è mai nato e non c’è mai stato – che ha ottenuto risultati elettorali sotto le attese nonostante quello che si è voluto dire. Parlavano del 15% hanno ottenuto alle politiche il 7,7%. Non puoi dire che hai avuto un buon risultato. E il mal di pancia credo sia iniziato già il giorno dopo quel voto. Ma, ripeto, il problema non è la rottura tra loro due, il tema vero è ora come rilanciare la prospettiva di aggregare un’area più ampia per rafforzare una posizione di centrosinistra. Perché il Partito Repubblicano, tengo a sottolinearlo, è il centrosinistra. Dal 1962 il Pri non è alleato del centrosinistra, ma è il centrosinistra. E da allora lavoriamo per rafforzare quella posizione, creando i presupposti per un’area laica, repubblicana, civica, democratica, riformatrice, europeista con una chiara visione atlantista. Questa prospettiva è ancora viva e da costruire. Ma quell’area non potrà più essere organizzata da Calenda e Renzi dopo quello che è successo. Per cui occorrono o dei soggetti terzi o delle personalità nuove di alto profilo per poter lavorare a quel progetto.”
Voi repubblicani il 25 settembre l’accordo l’avevate fatto a livello nazionale con Renzi, non con Calenda. Dopo, per la proprietà transitiva, l’accordo del Terzo Polo si era esteso a voi. Ma quell’accorso non l’avevate digerito molto, almeno a livello locale, ed erano emersi dissapori nella gestione della campagna elettorale e qui i repubblicani erano stati un po’ emarginati. In definitiva vi sentite più vicini a Renzi o più vicini a Calenda?
“Io ho sempre avuto un ottimo rapporto con il partito di Renzi. Ho sempre avuto un ottimo rapporto sia personale sia politico. Non solo a livello locale, ma anche a livello romagnolo per il rapporto che mi lega all’onorevole Marco Di Maio. Il Partito Repubblicano ha sempre avuto un dialogo stretto con Italia Viva, ciò non toglie che Azione sia uno dei partiti coi quali vogliamo dialogare e avere rapporti, al di là dei dissapori. Noi facciamo politica e la politica impone di andare oltre gli umori e gli istinti. Ci impone di ragionare e guardare più lontano. Qualcuno poteva pensare che, a Ravenna, episodi squisitamente locali avessero determinato l’allontanamento del Partito Repubblicano da quell’area. Non è così. In realtà le questioni locali non interessano nessuno. Qui c’è una visione nazionale da mettere in campo. Certo è che se una politica nazionale poi deve essere portata avanti a livello locale da persone che sono uscite dal Partito Repubblicano in un certo modo, allora diventa un po’ più difficile anche per noi trovare la quadra. Ma ora non vogliamo guardare le cose con lo sguardo rivolto all’indietro.”
Azione dice molte delle cose che dite anche voi.
“Certo. Sulle cose concrete Azione dice le cose che i repubblicani dicono da sempre. Non solo, ma a Ravenna addirittura hanno preso il nostro titolo per l’iniziativa dell’altro giorno, Ravenna capitale dell’energia, quindi vuol dire che le convergenze ci possono essere e ci fa piacere.”
Nel suo intervento a Ravenna, Calenda ancora una volta ha detto ‘io sono repubblicano’ e ha calcato parecchio sui suoi valori mazziniani, del repubblicanesimo, della laicità. Azione pensa a un’alleanza con voi o piuttosto pensa a un’annessione del Partito Repubblicano?
“Quello che pensa Calenda è un problema di Calenda. A me fa piacere se dice che è repubblicano. Ma io non l’ho mai visto in una sezione del Partito Repubblicano, né mi risulta sia mai stato iscritto al Pri, nemmeno a Roma. Se vuole iscriversi al Partito Repubblicano lo iscriviamo volentieri. E siamo disponibili anche ad accoglierlo a Ravenna. Noi non possiamo impedire che uno si dica repubblicano, ma i repubblicani sono iscritti al Partito Repubblicano, non sono iscritti da altre parti. Qui a Ravenna non c’è bisogno che venga qualcuno da Roma a dire che è repubblicano, perché il Partito Repubblicano c’è dal 1895 e continua ad esserci e ricordo che non più tardi di un anno e mezzo fa ha aumentato i consensi sia in termini percentuali sia in termini di voti, superando il 5%.”