Sulle cupole del Cremlino è calata la notte più cupa del nuovo millennio, tale che quella staliniana sbiadisce al confronto. Gli oligarchi trovati morti ammazzati con tutti i loro famigliari negli ultimi due mesi, farebbero dire che Putin si risparmia i processi pubblici del bolscevismo e sostituisce l’ascia al piccone, il cappio con il proiettile. Non ci sono prove per accusare Putin di questa moria di suoi sostenitori dopo aver denunciato la necessità di sputare via i traditori che infestano la Russia come tanti moscerini. Non vi sono nemmeno prove per le fosse comuni scavate in Ucraina al passaggio della sua armata. Non c’è bisogno di trovarle. Morti e fosse lo accompagnano tetramente nei suoi ultimi giorni di regno insieme alle incarcerazioni dei dissidenti, agli avvelenamenti susseguitisi di personaggi scomodi o che potevano essere anche solo ritenuti tali, di giornalisti ammazzati. La lunga epoca putiniana si compone di tutti questi elementi e ne viene caratterizzata, siano essi legati o meno al suo protagonista, lo si capirà solo storicamente.
Quello che invece si capisce sin da subito è il disastro della sua operazione speciale in Ucraina. Si trattava di denazificare il regime di Kiev, si è passati a minacciare Londra di distruzione nucleare. La Regina starà tremando. In due mesi Putin non è riuscito nemmeno a conquistare Mariupol, il presidio militare delle acciaierie ancora resiste e prospetta di annientare la capitale dell’Inghilterra. Stalin era molto più accorto evitando che la situazione interna, l’Ucraina era un problema interno allora, potesse riverberarsi nel mondo esterno. Putin ha dato all’Ucraina il maggior risalto che si potesse immaginare, tanto che persino la Danimarca le invia carri armati, e quando mai la Danimarca si è preoccupata dell’Ucraina. È questo il vero tarlo che consuma il Cremlino, l’aver trasformato un intervento dal risultato scontato, nell’antivigilia di una guerra mondiale. I russi che si preparavano a festeggiare la vittoria sulla regione ribelle, “Nuova Russia”, si sarebbe chiamata, devono aspettarsi la guerra nucleare. Pensate l’entusiasmo che corre nelle vie di Mosca, sui ponti di Pietroburgo.
Noi occidentali abbiamo la memoria corta e siamo diventati facilmente impressionabili, per lo meno nei paesi in cui si concede esposizione mediatica a personaggi che farebbero una degna figura nei libri a fumetti. La guerra nucleare l’occidente l’ha vinta senza bisogno di farla e per la semplice ragione che i russi non erano in grado di intraprenderla. Lo si dovrebbe capire facilmente anche dall’elenco atomico della loro propaganda. Hanno detto che sarebbero in grado di distruggere in 190 secondi Berlino, in duecento Parigi, ed in duecentodue Londra. Non ci dicono in quanti secondi invece sarebbero in grado di annientare New York o meglio ancora, Washington. Purtroppo per loro senza conteggiare questo bersaglio, non varrebbe davvero la pena annientare gli altri precedenti. Più semplice allora sbarazzarsi ed in fretta di chi ha condotto la Russia in una prospettiva disperata, priva di alcuna via d’uscita.