Come non essere grati a Giuliano Ferrara per un ricordo di Ugo La Malfa che renderebbe onore all’Italia se appunto ci si ricordasse di La Malfa sempre con le parole di Ferrara. Poi come spesso è accaduto con il fondatore de il Foglio le interpretazioni più generali sono discutibili. Il Foglio ha preso questo nome in omaggio al club dei foglianti, la scissione cosiddetta liberale del giacobinismo. Ferrara uscito dal partito socialista, e ancora prima da quello comunista, sembrava essersi convinto che la storia sarebbe potuta essere diversa se i foglianti avessero mantenuto il potere strappatogli da quegli estremisti che gravitavano fra rue Saint Honoré e place de la Maison Commune. Lafayette, Balliy, i liberali che sparano sulla folla al Campo di Marte e che si inventano il rapimento del re per tenere quel ciccione di Luigi Capeto sul trono. Se non sono i foglianti i primi responsabili del Terrore e del tradimento, chi lo sono? Così anche la visione di un liberalismo italiano stretta fra Giolitti e Berlusconi, non è che sia, Ferrara perdoni, particolarmente incoraggiante. Giolitti era un uomo politico di un certo valore, soprannominato il “ministro della Malavita”, la sua concezione dello Stato, complessivamente centralizzata. Avessimo avuto un Giolitti più giovane invece che un Facta, ci saremmo risparmiati probabilmente Mussolini. Giolitti mai avrebbe tollerato una marcia su Roma. Il problema vero è che quando il liberalismo si sposta sul terreno dell’autoritarismo, si trova sempre qualcuno più autoritario pronto a prenderne il posto. Mentre su Berlusconi Ferrara è consapevole che la promessa liberale non è nemmeno mai stata scritta. Purtroppo verrà persino dimenticata con l’amicizia espressa a Putin in questi ultimi mesi. Dalla storia si dovrebbe capire come sia difficile affermare una società liberale rispetto ai fasti che riesce a conseguirne quella repressiva. Guardate Lincoln, appena torna liberale, viene assassinato. Ferrara ha poi ricordato Mazzini che era un liberale piuttosto sui generis, dal momento che voleva per prima cosa liberarsi dei liberali italiani con la Giovine Italia. Figurarsi se Mazzini si poteva coniugare con qualche soluzione tecnicomanageriale, Mazzini che campava a Londra vendendo cartoline di Garibaldi.
Su Ugo La Malfa, Ferrara ha perfettamente ragione. L’ ultima preoccupazione di La Malfa era quella elettorale. Ferrara invece sbaglia sulla percentuale dei voti del partito di La Malfa che arrivò al tre per cento dopo una lunga marcia che lo aveva visto attestarsi per anni poco sopra l’uno per cento. Quando il Pri finalmente ha superato il tre per cento, toccando poi ben il 5!, ecco che è subito esploso alle prime difficoltà. Oggi troviamo ex repubblicani di allora in tutto l’universo mondo, da sinistra a destra, il ministro Pichetto Fratin vice sindaco di Biella, e l’eterno sindaco di Catania, Enzo Bianco, nel partito contrapposto a quello di Pichetto. Tutti repubblicani, nessuno lamalfiano, perché appunto La Malfa se ne stava volentieri solo piuttosto di rinunciare ad una virgola del suo discorso. In linea di massima è più facile onorare La Malfa, che replicarlo. Nemmeno Mazzini e La Malfa si assomigliano molto, se non nella loro capacità di elaborazione solitaria. Ferrara se ne renderà pur conto, La Malfa è stato qualcosa di straordinario, non ripercorribile nei tempi di oggi, quelli dei twitter di Calenda, insomma. Calenda è preparato e intelligente, sicuramente esperto di tecnomanagerialità, lontanissimo da La Malfa, lo si capisce già dal fisico pingue.
Resta quindi ancora completamente aperto il problema di un progetto liberale per l’Italia che si può benissimo anche riprendere dall’un per cento, non ci si faccia mai impressionare dalle cifre, altrimenti non si sarebbe nemmeno mosso un passo, Desmoulins ricordava che nel 1792 i repubblicani in Francia erano tre di numero. Servono solo le idee per andare avanti e se mai qualcuna l’abbiamo messa da parte e conservata, in tempi come questi, vedrete che tornerà utile.
foto concessa in esclusiva a titolo gratuito dalla Fiera di Milano a La Voce Repubblicana