Israele nel 1967 attaccò preventivamente l’aereonautica egiziana distruggendola nel giro di un quarto d’ora, causa la vicinanza del confine fra i due paesi. Quando fu Sadat nella guerra del Kippur a sfruttare l’effetto sorpresa, si rimpianse la strategia dello Stato ebraico dimostrata nella guerra dei sei giorni. Oggi non c’è una ragione di attacco preventivo da parte di Israele nei confronti dell’Iran dal momento che la distanza fra i due confini è di 1700 chilometri. Qualunque tipo di aggressione abbia in mente l’Iran, le forze di difesa israeliana sarebbero in grado di contrastarlo con una certa efficacia. Lo si è visto il 16 aprile scorso, quando l’Iran face partire razzi, missili e droni, con il risultato di scavare una buca nel Golan. Da allora il potenziale offensivo iraniano non può essere migliorato tanto da cambiare la sua performance. La lunga attesa per la risposta promessa alla morte del capo di Hamas, dipende dal fatto che I mullah stanno studiando una qualche strategia più efficace, per non apparire una seconda volta completamente impotenti nei confronti del loro nemico.
La stessa minaccia di Israele di attaccare preventivamente l’Iran ha valore di propaganda. Un attacco preventivo non si annuncia, lo si compie. Preventivamente avrebbe senso al limite attaccare Hezbollah in Libano che pure si contiene con i colpi di artiglieria. Israele ha già dimostrato di poter invadere il Libano, Hezbollah non è in condizioni di invadere un bel niente. A Teheran sono ben contenti per le tante pressioni che invitano alla deescalation. Senza una qualche fantasia strategica innovativa, che francamente non si vede con Hamas ridotta a brandelli, mai l’Iran attaccasse, produrrebbe un altro buco nel deserto. Altrimenti lo avrebbe già fatto, esattamente come l’aprile scorso. Quanto all’esercito Huti che risale lo Yemen, sono fantasie.
Il lodevole tentativo di superare questo impasse, avviando un processo di distensione con l’Iran, venne già provato da Obama e fallì miseramente. Il fatto che lo sconosciuto riformatore Pezeshkian abbia vinto le elezioni, non significa che sia in grado di condizionare la guida suprema Khamenei. I guardiani della Rivoluzione contano ancora più delle urne ed è l’Iran il responsabile politico dei massacri di ottobre. La ragione della moderazione di Israele si mostra nel non aver attaccato l’Iran allora. Gli Usa, dopo le Torri Gemelle, rovesciarono due Stati interi serenamente. D’altra parte, la politica della distensione con Mao negli anni ’70 del secolo scorso, non nacque da un qualche sommovimento interno al monolite comunista cinese, ma dalla frattura fra la Cina e l’Unione sovietica acuita ulteriormente con la guerra nel sud est asiatico. Finché l’Iran mantiene salda la sua partnership con la Russia non ha nessuna ragione di aprire all’occidente. Servirebbe che la Russia ostenti debolezza. Il blitz ucraino nel Kursk potrebbe cambiare l’orizzonte della politica estera iraniana, ma è ancora troppo presto per valutare la portata della mossa di Kyiv. Per ora, meglio preoccuparsi che ogni velleità contro Israele resti tale in quanto non c’è ancora nessun margine di dialogo possibile.
Tshal Armée de Defence d’Israel web site