I presidenti americani vengono genericamente eletti per fare la pace, nessuno ha mai preso voti per fare la guerra. Il massimo del voto popolare è stato espresso per Barak Obama che voleva ritirarsi dichiaratamente da tutti i fronti e ristabilire quello che considerava l’onore americano nel mondo, che pure era stato ferito dagli attentati alle Torri gemelle. Da Trump, gli americani, oltre che la pace, si aspettano anche la prosperità e il neo presidente per dargliela ha persino promesso di fare la pace in Ucraina, cioè di chiudere una guerra che ad occhio e croce dura dal mille e seicento. Trump è uomo pieno di risorse e ha affermato che la pace immediata si sarebbe fatta sulla base di un compromesso.
Ovviamente, Trump non voleva umiliare Zelensky, queste sono sciocchezze. Aveva invece fretta di chiudere un accordo per presentarsi come il campione della pace. Cioè, Trump non si rende conto che la pace sottoscritta nei termini in cui la intende la Casa Bianca sarebbe precaria e di breve durata. Ancora ieri, il presidente americano ha detto che Zelensky deve incontrarsi con Putin, quando Zelensky potrebbe dimettersi e consegnare tutta l’Ucraina a Putin in un piatto. Sarebbe esattamente come riconsegnare il Lombardo Veneto all’Austria Ungheria. La questione politica della vicenda è che gli ucraini non li vogliono più russi, e finché i russi sono presenti in Ucraina, non ci sarà la pace, al limite ci sarà il terrorismo e un nuovo sistema di epurazione etnica per stroncarlo, la guerriglia, la lotta armata, qualunque cosa, non la pace.
Che proprio l’America, sulla base della sua esperienza storica, non se ne renda conto è molto singolare. Gli stessi aspetti militari sono destinati a diventare insignificanti, dal momento che nemmeno i russofoni sostengono i russi in Ucraina. Il Donbass dovrà essere liberato da Putin come tutto il resto del Paese. Proprio volendo, si potrebbe giusto lasciare la Crimea a Putin, dove ci sono principalmente tatari, che anche odiano i russi, ma pazienza.
L’Ucraina è diventata così importante perché ha messo in crisi il modello di egemonia russa definitivamente. Un modello che non tiene più, a cominciare dalla stessa Bielorussia dove l’esercito controlla la popolazione e non si può muovere, non c’è un solo soldato bielorusso in guerra. Altrimenti esplode nuovamente la rivolta a Minsk se mandi i militari bielorussi al fronte. La situazione in Georgia, come lo era in Cecenia e di chissà quante altre regioni che vogliono l’indipendenza, è la stessa. Allenti la pressione poliziesca ed il regime viene giù. Putin per restare in sella ha dovuto eliminare il suo principale collaboratore, non solo il capo dell’opposizione. Nello stesso anno sono stati uccisi Navalny e Prigozhin. Questo è il Putin di cui Trump ha fiducia.
Per cui è vero, anche la Russia combatte per la sua stessa esistenza e non sulla base della minaccia della Nato, ma della possibilità di dissoluzione che la riguarda, una volta innescata l’insubordinazione ucraina. Avviato un simile processo, lo si può ritardare, non lo si può fermare. La forza di Zelensky, che Trump non sa valutare, le carte che ha in mano, è di essere dalla parte giusta della storia. Zelensky non teme le sorti della guerra, di restarne vittima, come non lo temevano gli eroi risorgimentali.
Siamo noi europei a temere gli sviluppi bellici, tanto che inglesi e francesi hanno ripreso l’iniziativa per ricostruire, giustamente, i rapporti con Trump, cosa che al momento non appare molto facile. Trump dovrebbe diventare un nuovo Lyndon Jhonson che con il mandato di ritirarsi dal Vietnam, finì con l’inviarvi duecento mila soldati. Anche Jhonson voleva trattare con Ho ci min e non si sa quanti milioni gli offerse.
Se l’Europa vuole difendere l’Ucraina, nel frattempo, deve pensarci lei. Tanto è vero che sembra voler proporre una tregua di un mese. E poi? L’America potrebbe anche mantenere la sua linea di credito in base all’accordo sulle terre rare, e la guerra riprenderebbe. Per fermare la guerra bisogna farla insieme agli ucraini, altrimenti ha ragione Trump. Non è che ci sono tante possibilità a breve medio termine, o si tratta, o si combatte, o ci si arrende. Se combattono solo gli ucraini, anche se i russi al fronte vanno ubriachi e muoiono come mosche, il rapporto è di otto, dieci a uno.
Museo del risorgimento mazziniano genova