I prelievi fiscali non sono tutti omologabili fra di loro. Gli extraprofitti energetici tassati dal governo Draghi scaturivano da un’azione speculativa dei mercati a diversi livelli. Questi che sono stati presi di mira dal governo Meloni sono invece stati innescati da interventi di politica monetaria messi in atto dalle banche centrali. E le banche centrali erano intervenute per contrastare l’inflazione, ovvero un evento pernicioso che prima di tutto colpisce i ceti più deboli della nostra società ed ovviamente i poveri. Tra l’intervento di Draghi e quello del governo Meloni, c’è dunque una distinzione di tipo tecnico. Poi ce n’è una politica. L’intervento del governo Draghi aveva l’obiettivo di utilizzare questa plus valenza speculativa per attenuare la ricaduta dei maggiori costi energetici sugli utenti in un momento particolarmente difficile della vita nazionale come ben ricordiamo. Il prelievo sulle banche varate dal nuovo governo apre una questione completamente differente. Innanzitutto bisogna chiedersi di quanta parte di queste entrate finanziarie le banche necessitano per mantenere invariato il valore degli impieghi falcidiato dall’inflazione. Solo dopo aver risposto a questa domanda si potrà valutare il reale ammontare degli extraprofitti e quindi comprendere politicamente a che cosa sono destinati. Per esempio gli extraprofitti si potrebbero ripartire in modo da attenuare il peso dalla rata del mutuo, come pure il governo avrebbe detto. Non fosse che il governo non ha fatto niente a riguardo se non lasciar trapelare le sue intenzioni in proposito che significano poco o niente.
Questa è la ragione per la quale la Borsa ha reagito nel modo drammatico in cui si è visto. Poi abbiamo visto il comunicato ufficiale proveniente da Palazzo Chigi che già sembrava una toppa sul buco. La cosa più facile da credere è che il governo pensi semplicemente di utilizzare queste entrate per attenuare il problema del probabile maggior fabbisogno finanziario. Da qui la differenza di consistenza politica, ben poco lusinghiera per questo governo nei confronti dell’operato di quello precedente.