Chi proprio non possiede le alte qualità tecniche organizzative messe in agenda dal governo Meloni, faticherà a comprendere come si possa essere certi di riuscire a smistare almeno trentamila dei presunti 56 mila migranti che arrivano in Italia all’anno in un centro di accoglienza che non può ospitarne, lo ha detto il premier albanese Rama, più di tremila alla volta. In un paese dove i treni non arrivano più in orario, si presume di riuscire a farvi arrivare e poi ripartire in sincronia i migranti via mare. E se per disgrazia ci si trovasse di fronte ad un qualche intoppo imprevisto? Se durante il tragitto si verificasse un qualche incidente inaspettato? O semplicemente la macchina burocratica si inceppasse? Mettete anche soltanto che scoppi una rivolta dentro il centro di detenzione albanese. Chi accorre a sedarla, le forze italiane oltre confine o quelle locali che non ne vogliono nemmeno sapere? O forse si tiene tutti i reclusi in catene per stare tranquilli?
Il ministro Ciriani ha fatto sapere che l’accordo negoziato ricalca i precedenti e che dunque le Camere non saranno informate. Uno dei temi più rilevanti della vita internazionale, basta vedere l’uso che se ne fa nella campagna elettorale statunitense, non avrà un passaggio parlamentare. Ci terremo i dubbi e le ugge di queste ore, in compenso abbiamo una dimostrazione della squisita sensibilità politica mostrata dal governo. Certo che di tutte le iniziative stravaganti prese da questo esecutivo, oggi inizia la più imponderabile che pure viene presentata con la massima tranquillità. Trasferire un migrante dall’Italia a Tirana, dopo averlo strappato alla moglie ed ai figli, in attesa di sapere se ha diritto d’asilo o meno, e chissà quindi come rimandarlo indietro, viene considerata dal governo più o meno la stessa cosa che spedire un pacco postale.
Si sa che l’onorevole Meloni vuole scrivere la storia, personcina dinamica e di un certo piglio qual è, la tempra del leader ce l’ha di sicuro. Basta pensare che è riuscita persino a farsi chiamare premier da tutto un paese che ancora costituzionalmente prevede, nella forma del governo, un semplice e qualsiasi presidente del Consiglio. Per questo invece di metterci a dire, come pure alcune forze dell’opposizione, che andrà tutto a catafascio, dai soldi buttati, all’infamia di una catastrofe di proporzioni bibliche, vogliamo pensare che magari abbia ragione lei. Tutto andrà a meraviglia, anzi l’Italia diverrà un modello per l’intera Europa, esattamente come nel 1922.
Per cui grazie a cotale iniziativa straordinaria, l’onorevole Meloni verrà celebrata in tutte le capitali europee. Ella è colei che ha domato finalmente l’immigrazione clandestina, avviato i rimpatri in sicurezza, risparmiato le risorse finanziarie dello Stato, dissuaso i profughi ad arrivare sporchi e laceri sulle nostre sponde. Le folle si raduneranno plaudenti per vederla in stivali solcare le piazze e gridarle entusiasti, Sieg Heil!
Resta l’immagine opaca di questi sedici disgraziati spediti su una potente nave in un carcere remoto attraverso un nuovo tratto di mare. La loro colpa era quella di cercare qualcosa di introvabile dal mondo da cui provengono, pensate, la libertà, la sicurezza che pure promette l’occidente europeo. Ci ha pensato l’onorevole Meloni con un viaggetto in Albania a farli tornare con i piedi per terra. Solo la coscienza di se stessi rende liberi. Dopo il lavoro, ovvio.
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