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Le Italie sono almeno tre

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
11 Giugno 2024
in L'editoriale
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Un importante quotidiano nazionale commentando i risultati del voto oggi titola “Le due Italie”, quelle della Meloni e quella della Schlein, uscite dal voto. Per la verità Meloni e la Schlein insieme rappresentano il 50 per cento esatto del 49,69 degli aventi diritto, secondo i dati definitivi pubblicati dal Ministero dell’Interno. Meno di un italiano su 2 è andato a votare. e se facciamo un confronto anche solo con il 2022, il partito dell’onorevole Meloni ha aumentato la percentuale dei consensi perdendo un milione di voti, lo stesso vale anche per il partito democratico. Per cui le Italie dovrebbero essere tre, aggiungendo la massa degli astenuti che supera quella dei votanti.

Inutile ripetersi ogni volta che è un dovere civico andare a votare, perché è un diritto costituzionale concorrere attraverso i partiti a determinare la politica nazionale e se la legge introduce sbarramenti elettorali e discriminanti per presentare le lista, ci si aliena subito una parte dell’elettorato. Il sistema bipartitico è perfettamente lecito e persino potrebbe rivelarsi più efficace, ma non per questo può imporre a tutti i cittadini di condividerlo. Per costruire dei partiti nazionali in Italia ci sono voluti 50 anni e li abbiamo distrutti, quelli che si sono ricostruiti hanno caratteristiche tali che non riescono a coinvolgere l’interezza della popolazione. una realtà sempre più evidente e la ragione per la quale un partito storico come quello repubblicano, non ha mai gettato la spugna. Al contrario dopo una lunga crisi di identità, nel 2014 ha rialzato la testa con un progetto politico che mancava completamente nel mondo forzuto del bipolarismo coatto, il progetto liberal democratico.

Nel 2018 abbiamo presentato le nostre liste fra mille difficoltà in quasi tutta Italia, in splendida solitudine e solo qualche italiano si è accorto che il partito repubblicano era sopravvissuto al tracollo del sistema proporzionale. Da quell’anno abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto per l’Italia con altre forze d’area sotto la guida di Carlo Cottarelli secondo uno schema che si interruppe causa le elezioni anticipate. La crisi del governo Draghi da noi auspicato fu un trauma che abbiamo affrontato insieme ad altre forze con le nuove difficoltà che la situazione aveva creato. Con le europee si è intensificato il rapporto politico con Axione di Carlo Calenda e nuovamente abbiamo allestito una lista con L’Edera ed i nostri candidati insieme alle forze che si riconoscevano in Renew Europa. Questa lista ha mancato il quorum per qualche migliaio di voti e quindi può essere ritenuta un insuccesso. I repubblicani sanno però che con una simile legge elettorale mai il Pri avrebbe superato in passato lo sbarramento se non alleato. Per cui questo è l’inizio di un nuovo percorso, in salita come pretende la tradizione repubblicana del resto. Carlo Calenda ieri in conferenza stampa ha detto sostanzialmente, bene andiamo avanti anche se abbiamo preso un colpo. Esattamente quello che intendiamo fare anche noi, quali le difficoltà che si siano incontrate, siamo sempre andati avanti da più di un secolo a questa parte. E c’è una ragione per farlo, lo scontento di più della metà degli italiani.

Tags: astensioneItalie
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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