Rispetto all’ultima missione a Tunisi l’unica novità di rilievo è comportata dal fatto che del trio europeo che si è incontrato con Saied, l’olandese Rutte non è più premier del suo paese. Nel caso in cui non rivincesse le elezioni imminenti, i suoi impegni presi varrebbero zero. Per il resto siamo rimasti esattamente nella traiettoria fissata il mese scorso, 500 milioni di euro alla Tunisia per contenere il fenomeno migratorio che la riguarda nei nostri confronti. Come si pensa che i tunisini siano poi in grado di farlo non si sa, o per lo meno non ci è stato detto. Piuttosto, la deriva razzista montata in quel paese è tale da portare a sbarazzarsi della loro immigrazione africana, per cui lasciarli partire tutti da noi, sarebbe più facile che rispedirli a casa. Non vorremmo che quei soldi servano principalmente ad armare una repressione sistematica dei migranti. Non sappiamo nemmeno se l’Unione europea rappresentata dal trio von der Layen, Meloni, Rutte, si sia posta il problema. Anche perché non si capisce per quale motivo il regime di Saied dovrebbe comportarsi diversamente da quello di Gheddafi che quando non ci ricattava con gli sbarchi riempiva le carceri.
Lascia ancora interdetti la completa assenza della Francia negli incontri con il governo tunisino. La Francia è l’unico paese ad avere un rapporto secolare nella Regione, per cui a meno che non ci sia un veto di Tunisi nei confronti di Parigi, cosa che dovrebbe preoccupare, non si capisce perché un trio che non dispone di nessun particolare precedente nelle relazioni con i paesi africani del Mediterraneo, non si avvalga della competenza francese. Meloni e Macron si sono anche incontrati all’Eliseo rispetto alla prima missione compiuta in Tunisia, per cui era lecito aspettarsi almeno sotto il profilo della presenza francese un qualche cambiamento. Invece i francesi restano alla finestra, evidentemente si ritiene che non ci sia bisogno della loro esperienza e magari nemmeno del loro esercito. La polizia francese in questi giorni è impegnata in Puglia in un’azione di coordinamento con quella italiana per la protezione e l’aiuto dei turisti. Per l’aiuto e la protezione dei profughi in Tunisia servirebbe la Legione.
Chi ha visto i servizi televisivi di questo weekend sui migranti, avrà avuto modo di ascoltare che la maggior parte di loro non proviene della Tunisia, ma dalla Libia, su cui ancora l’Unione europea non ha assunto nessuna iniziativa. È possibilissimo che si ritenga più facile agire in Tunisia con un governo legittimo che in Libia dove le bande armate imperversano nel paese. Si capisce facilmente che la presidenza europea voglia contenere quello che si può contenere. Solo che senza un intervento in Libia, sarà completamente inutile quanto fatto in Tunisia, perché ammesso che la Tunisia, non si sa come, riesca davvero a fermare le partenze verso la Ue, i migranti vorranno partire della Libia e si concentreranno in quella Regione anche se più pericolosa. Un solo intervento in Tunisia rischia di mettere a maggior rischio la vita dei migranti che comunque non rinunceranno ai loro obiettivi.
L’Unione europea non era necessariamente obbligata a dare tanti soldi al regime tunisino per collaborare al fine di di fermare le partenze: Poteva anche darli per organizzare una rivolta in quello Stato in modo che si costruisse una democrazia più solida ed aperta ai profughi dell’Africa centrale. L’idea che i confini dell’Europa democratica siano protetti da delle dittature di fatto, non è molto rassicurante.
galleria presidenza del consiglio dei Ministri