Nemmeno un battello ubriaco succube della corrente mostrerebbe lo stesso stato di confusione in cui è precipitata la maggioranza negli ultimi dieci giorni. Si comincia con la Giustizia, dove un ministro a torto o a ragione ritiene di mettere in discussione il reato di concorso esterno mafioso, che si sommerebbe alla revisione dell’abuso di ufficio, dando comunque un’impostazione coerente a quella che sarebbe pur sempre una modesta riforma. Il presidente del Consiglio fa subito sapere che non è una priorità, cosa che non significa un bel niente, in quanto un governo porta avanti comunque un testo in cui vi sono priorità e subordinate. Nulla impedirebbe al ministro di mantenere le sue proposte nella regolata concatenazione, soprattutto trascorse le celebrazioni per Falcone e Borsellino che rendono più pesante il quadro. Il presidente del Consiglio è a Palermo, in albergo, perché non parteciperà alla fiaccolata a cui sarà presente tutta in ghingheri l’opposizione. Il tema sulla giustizia appare ancora niente rispetto a quello fiscale, dove il ministro Tajani è stato costretto a spiegarci, lui che è alla Farnesina, la differenza fra condono fiscale e pace fiscale. Tanta erudizione cozza in ogni caso con il progetto di legge presentato dal governo che consentirebbe il prelievo forzoso nei conti correnti di quelli che si vorrebbe pacificare o condonare. Per cui vai a capire se il governo intende seguire la strada di Bruno Visentini o quella di Giuliano Amato. Tralasciamo i vari casi spiccioli Delmastro, Santanchè e persino la Russa, che possiamo derubricare come banali incidenti, davanti a cui, tale è la folle corsa, presto saremo indifferenti. Quello che invece sommerge la prua del povero naviglio è l’intensa opera del ministro Fitto. Fitto si è presentato alla stampa dopo aver convocato un “vertice d’urgenza”, per dire che non c’è nessuna urgenza. Ma se hai fatto un vertice! Che c’entra? Era solo per farvi sapere che non siamo in ritardo, anzi che l’Italia è il paese più virtuoso nelle realizzazione degli impegni presi con il Pnrr. Tanta diligenza e la data del 31 agosto per ridisegnare l’agenda del Recovery è stata rinviata di altri tre mesi. Il commissario europeo al Bilancio Han è sbottato, realizzate i progetti con i soldi stanziati, non perdete altro tempo. E qui servirebbe una nuova lezione di Tajani sulla differenza fra ritardo e perdita di tempo, ma forse è subentrato un sentimento di pudore o almeno il mal di mare. Vi sarebbe infine il capitolo più inquietante che concerne il fronte migratorio. In questo caso l’agitazione a vuoto del governo va condivisa con il presidente von der Layen che è in prima linea con il presidente Meloni in Tunisia, quando ancora a ridosso delle nostre acque una motovedetta libica ha mitragliato un peschereccio italiano e questo mentre i barconi della Libia stanno scaricando i migranti a Lampedusa. Ma al governo che importa? Ha riempito di soldi Tunisi.
Il mare infernale in cui affonda la maggioranza, dovrebbe essere manna celeste per l’opposizione, che per quanto disarticolata sia a questo punto con una parola d’ordine efficace, risalirebbe la china, mentre il battello della maggioranza va sparato contro gli scogli. E invece l’opposizione prima ha puntato al grande successo strategico di bloccare il contratto di Facci in Rai e poi continua a sventolare la bandiera del salario minimo. Mai il governo cedesse, nelle condizioni in cui si trova è possibile tutto, vedremmo subito il crollo occupazionale nel mezzogiorno, perché le aziende che vivono pagando salari a 5 euro l’ora a 9 chiudono. E lo sfruttamento? E la miseria del Sud?. È vero che il governatore della Banca d’Italia Visco ha mandato un messaggio di ottimismo sull’inflazione che dovrebbe scendere. Ma lo ha detto nella sua competenza di membro della Bce. In Italia con un debito pubblico come quello che ci si ritrova, senza che nessuno se ne preoccupi, né la maggioranza, né l’opposizione, metti il salario minimo pure a venti euro e stai tranquillo che se lo mangerà l’inflazione.
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