Mario Draghi è tornato alle Camere per spiegare che solo un debito comune europeo può consentire il riarmo dell’Europa. Questo riarmo indispensabile va posto su una piattaforma unitaria ed accompagnato da un piano di riforme per la crescita economica. Non c’è nessuna necessità di tagliare il welfare, o altri servizi alla cittadinanza, se si riuscirà a rilanciare la competitività europea. Bisogna liberarsi delle pastoie burocratiche e semplificare il sistema legislativo. Allora l’Europa sarebbe in grado di sviluppare tecnologia digitale e intelligenza artificiale, valorizzare le fonti di energia e riprendere fiato internazionale. In particolare, l’Italia deve fare uno sforzo. L’Italia appare fra tutti i paesi della comunità come intorpidita, schiacciata dai costi delle materie prime e dalla depauperazione industriale che ne consegue. Una seria politica di rilancio della competitività europea, secondo Draghi, deve porsi come primo obiettivo la riduzione delle bollette che gravano sulle famiglie.
In coda all’intervento del presidente Draghi si è ascoltato anche il presidente del Consiglio in carica, affatto privo della stessa chiarezza di intenti. L’onorevole Meloni, riferendo sulla politica estera del governo, più che cercare di stendere un ponte fra il vecchio continente e l’America, è parsa gettarne uno fra la Lega e Forza Italia. Al governo manca ogni compiuta idea per la crescita del paese, Soprattutto non sembra rendersi conto degli sviluppi in queste ore della situazione internazionale. L’onorevole Meloni ha detto di auspicare che vada in porto la proposta per la pace del presidente Trump che pure è già fallita. Se dopo un mese che si discute della pace, esce una telefonata di due ore con Putin, il cui contenuto concerne la sospensione dei bombardamenti delle strutture energetiche fra Russia ed Ucraina, il presidente Trump perderà la faccia. Poiché russi ed ucraini continueranno a bombardarsi e incidentalmente verranno colpite anche le centrali elettriche o le raffinerie dei due paesi. Si dovrebbe mettere a punto una commissione per stabilire l’appartenenza dei territori. In questo modo, forse, tra dieci anni ci sarà la pace in Ucraina, quando non ci sarà più un’ Ucraina. O, meglio, non ci sarà più la Russia di Putin.
Il presidente del consiglio in carica deve decidersi a mettere una pietra sopra ai suoi velleitari propositi transatlantici e prendere coscienza che l’America ha preso il largo. Per riavvicinarla, serve un impegno europeo più risoluto e determinato sul fronte economico e militare. Questo passa necessariamente dall’iniziativa anglo francese. Altro che rapporti preferenziali con Trump. L’onorevole Meloni si allinei in fretta a Londra e Parigi, altrimenti resterà completamente tagliata fuori. Anche per fronteggiare eventuali dazi, sarebbe cosa utile,
In Aula, l’onorevole Meloni ha fatto sfoggio di storia antica, citando niente popò di meno che Pericle. Basterebbe risalire al conte di Cavour che si aggregò ad inglesi, francesi e turchi per fermare i russi in Crimea. Non c’era all’epoca l’America alle spalle dei paesi europei e pure si seppe fare una discreta figura. La Russia, vincitrice del congresso di Vienna, entrò per la prima volta in una crisi profonda. Stai a vedere che oggi non si riesce nemmeno a bastonare i vinti della guerra fredda, che le hanno appena prese persino dai ribelli siriani.
Museo del Risorgimento Mazziniano Genova