Per valutare gli effetti di quella che dovrebbe essere una controffensiva dell’esercito ucraino abbiamo seguito tre principali fonti di informazione, tralasciando quelle ufficiali dei due paesi coinvolti che nel caso migliore sono reticenti. Il servizio dell’intelligence della Difesa britannica, da sempre il più affidabile nel ricostruire gli scenari bellici, parla di un avanzamento irrilevante delle forze ucraine, perdite ingenti fra i russi, 20 mila fra morti e feriti dall’ultima settimana di maggio ad oggi, ma anche per la prima volta di perdite rilevanti anche se non precisate quantitativamente per le forze ucraine. I blogger russi, che rispetto all’entusiasmo dei primi mesi dell’anno scorso hanno assunto un tono recriminatorio verso i comandanti sul campo che lasciano le loro truppe esposte al fuoco per arringarle. Prigozin. Il comandante della Wagner va comunque considerato in due direzioni, in quanto la sua denuncia dell’incapacità militare dall’esercito regolare serve a presentarlo come unico salvatore della patria. Risultano poi anche degne di nota le interlocuzioni di Kadirov che ha chiesto agli ucraini di un suo vicecomandante dato come disperso. Un quadro di questo genere non riesce a mutare la prima osservazione fatta sul potenziale offensivo ucraino, ovvero che non è sufficiente allo sfondamento. Tanto è vero che Zelenskj continua a chiedere mezzi all’occidente, confermando l’idea che la sua mossa sia stata per lo meno azzardata. I russi che comunque sono ancora all’offensiva in alcune zone dell’est dell’Ucraina per quanto demotivati e stanchi non sembrano sul punto di crollare, nonostante Prigozin abbia persino messo in conto che gli ucraini possano riprendersi la Crimea senza nemmeno che il Cremlino se ne accorga. Anche il più formidabile degli ottimisti avrebbe il sospetto che tale personaggio ami spararle grosse.
È possibile che l’Ucraina disponga di forze fresche da gettare sul campo, quando i russi continuano a prelevare combattenti dalle carceri, ma la vera notizia che sta girando nelle cancellerie dei paesi occidentali è un possibile intervento diretto dell’esercito polacco. Se davvero la Polonia si prepara all’intervento non saremmo ad un coinvolgimento diretto dalla Nato, che dispone solo di una struttura difensiva, ma certo avremmo un allargamento del conflitto preoccupante. Poi bisogna valutare l’esplosione della diga nei pressi di Kherson che dimostra come i russi se devono ritirarsi sono disposti a far saltare siti sensibili, e questo comporta una questione anche per la centrale di Zaporizha. Ovviamente un’esplosione di portata nucleare avrebbe effetti sulla stessa Russia, la ragione per la quale la centrale è ancora intatta dopo più di un anno di combattimenti, ma non si sa mai cosa può fare Putin in queste condizioni. Lo stesso spostamento di missili in Bielorussia sembra più una mossa difensiva che altro, utile a guadagnare tempo, perchè la Bielorussia diverrebbe un obiettivo prima della Russia.
Un quadro comunque più fosco di quello che si sperava. Il precedente disponibile era Austerlitz. Zitti, zitti i russi scaricarono la sconfitta sugli austriaci, allontanarono il buon Kutuzov e festeggiarono Bagration vincitore dei francesi, in quanto ne aveva messo in fuga un’avanguardia e non era arrivato in tempo per partecipare alla battaglia. Purtroppo Putin non ha la presenza di spirito dello Zar Alessandro e soprattutto gli manca lo stesso buon senso. È difficile ritenere che la posizione di Putin sia salda, è praticamente sostenuto dall’Iran e dalla Corea del Nord. Sul fronte diplomatico i cinesi lo guardano con fastidio, certo che ha saputo resistere ai mal rovesci quanto Zelenskj all’invasione. C’è chi persino lo ritiene disposto ad un’apertura delle trattative per quanto sia molto difficile dargli credito. La conquista dell’Ucraina, o per lo meno la scomparsa politica dell’Ucraina è un obiettivo strategico per il Cremlino da cui dipende la sua sopravvivenza. E qui Putin dimostra di difettare non solo del buon senso dello Zar che combatté Napoleone, ma anche dell’Unione sovietica che riconobbe la superiorità della Nato.
L’unica cosa che possiamo toglierci dalla testa è che l’Italia o l’Unione europea possa diventare un soggetto di mediazione ed avere un ruolo pacificatore. Questo non lo può più svolgere nemmeno la Cina e probabilmente mai può averlo potuto svolgere il Vaticano. Per avere la pace Putin può solo ritirarsi e affrontare le conseguenze di una crisi verticale del suo comando. Altrimenti come sono propensi a ritenere inglesi e polacchi, la valutazione è comune, la pace in Ucraina avverrà solo con la sconfitta sul campo di Putin ed in questo caso, come dire, la guerra non sarebbe nemmeno iniziata.
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