Perché gli analisti possano avere una qualche idea della strategia geopolitica della Cina nel nuovo millennio dovrebbero disporre di una verità compiuta sul virus di Wuhan. Fino a quando non vi sarà una assoluta certezza su come si sia originato e su come e quando si sia diffuso, nessuno potrà valutare compiutamente il corso inaugurato dalla presidenza Xi. L’unica cosa che si può dire è che il processo che ha portato Xi a diventare l’autentico padrone del paese è stato lungo, tribolato e complesso tale da spaccare e ricomporre la gerarchia del partito comunista continuamente. Per cui è plausibile che ne se siano modificate prospettive ed ambizioni. Se Xi non verrà rovesciato da un qualche complotto interno, o da eventi che non si possono ancora né immaginare, né prevedere, la Cina si appresta ad essere sottomessa ad un potere che va ben oltre quello di Maio e Deng. Allo stato dei fatti Xi è il leader comunista cinese di maggiore successo dell’intera storia della Repubblica popolare. Se non ci è dato di conoscere autenticamente la sua strategia di breve e medio periodo, possiamo essere certi che le sue ambizioni sono pari al prestigio raggiunto. Bisogna poi tenere a mente sempre le due basi del pensiero della Cina comunista ricordate da Ciu Enlai. La prima è di Confucio, per cui la realtà era infinita e la stessa eternità appartiene al concetto di infinito. La seconda è appunto di Mao, e prevede che metà del mondo debba scomparire. Ma Mao si riferiva alla Russia e agli amici della Russia, non all’America.
Montesquieu riteneva e sono passati tre secoli, che le dimensioni della Cina fossero tali da far si che noi occidentali potessimo considerare un simile paese essenzialmente pacifico. In effetti l’aggressione cinese al Tibet è da considerare come una rivendicazione regionale, mentre l’unica compiuta sul piano internazionale, quella al Vietnam all’inizio degli anni ’80 si concluse immediatamente tanto che quasi nessuno se ne è accorto. Ci fosse un generale cinese al posto di comando delle truppe russe in Ucraina, la guerra sarebbe finita da dieci mesi. D’altra parte russi e cinesi si capiscono ancora meno che europei e cinesi, non è mai esistito un Marco Polo russo. Sono invece esistiti generali russi che hanno contribuito a piegare l’impero cinese prima e a occupare la Manciuria poi. Solo l’avvento di Stalin portò ad una distensione dei rapporti con la Cina, e non si può nemmeno essere certi che il deterioramento delle relazioni avvenuto alla morte di Stalin, dipendesse dalla destalinizzazione in Urss, o dall’ombra che l’Urss ha gettato sulla Repubblica popolare. Infine il modello di sistema economico cinese ha una maggiore connessione con gli standard del capitalismo occidentale che con quelli dell’oligarchia russa. Se è perfettamente plausibile che russi e cinesi siano entrambi interessati ad un mondo multipolare, non è mai accaduto che uno volesse cedere il passo all’altro nell’egemonia in Asia.
Qualcuno che avrebbe motivo di essere completamente indifferente alla conclusione della guerra in Ucraina è la Cina, l’unico paese ad avvantaggiarsi dalla situazione. La sola prospettiva per la Russia di ricevere un qualche supporto tecnologico dalla Cina, dovrebbe porre il Cremlino in una situazione di inferiorità mai provata. Significherebbe che dopo aver perso la guerra fredda contro gli Stati Uniti, la Russia ha perso la pace contro la Cina, che oggi la sovrasta. Ed ecco la visita cordiale di Xi a Mosca, il piano di pace cinese, il gelo americano. L’unica cosa che si capisce davvero sono le immagini. Putin mostra un pallore cadaverico e Xi lo guarda come un grosso gatto che si lecca i baffi.
CCO