Le tre elezioni regionali consumate nella legislatura iniziata appena il settembre scorso, hanno dato un risultato inequivocabile, ovvero la netta vittoria della destra. Componete pure le opposizioni come preferite. Nel Lazio, Pd e Terzo polo alleati e Conte no. In Lombardia, Pd e Conte alleati e il Terzo Polo candida Moratti. Il Friuli, dove si è seguito lo stesso schema fallimentare della Lombardia, non fosse che il Terzo polo ha preso meno voti dei no vax. Aggiungi l’effetto Schlein, togli l”effetto Schlein. non cambia niente. Così come non cambia niente nemmeno se sommi tutti i voti delle opposizioni come avrebbe voluto chi convinto che se si fossero messe insieme, magari anche solo con una qualche desistenza, si sarebbe potuto competere già alle politiche. Regalagli anche cinque punti come premio per lo sforzo compiuto, e vedete che non c’è niente da fare, il margine non è recuperabile, ma per carità, la destra ha vinto perché è mancato il “campo largo”. Tutta colpa di Renzi che ha traviato Calenda.
il governatore riconfermato del Friuli, Fedriga, ha appena detto, giustamente, che il voto delle regionali è stato caratterizzato dalla situazione dei territori. Il fatto è che l’opposizione ha perso anche quando era al governo, come è avvenuto nel Lazio, mentre la destra ha riconfermato i suoi presidenti uscenti. Dovrebbe essere evidente che il voto degli italiani dipende dalle capacità, presunte o reali che siano, di governo. A nessuno interessa il giudizio del presidente del Senato su fatti avvenuti in Italia ottanta anni fa, e tanto meno se dei ragazzi si picchiano a Firenze. Con tutto il rispetto per i diritti delle famiglie omogenitoriali, il nostro resta pur sempre un paese in cui se devi pagare una bolletta, rischi di saltare il pranzo o la cena. Bisogna per una volta apprezzare l’onorevole Conte. L’ex presidente del consiglio dopo esser scivolato in aula su “il delitto Andreotti”, si è subito ripreso dichiarando che non posiamo permetterci di rinunciare, e meno che mai di perdere, un solo euro. Anche chi non capisce di cosa Conte stesse parlando, immediatamente ha voglia di dargli ragione. Soprattutto se si pensa agli euro sprecati dai suoi governi fra mascherine farlocche, monobanchi a rotelle, monopattini accatastati agli angoli delle strade, a Parigi li hanno messi fuorilegge come avvenne coi robespierristi a termidoro, il reddito di cittadinanza percepito dai camorristi.
Conte ha dunque richiamato l’attenzione su un tema vero, sul quale il governo, tuttavia, non sembra particolarmente allarmato. A palazzo Chigi confidano nella capacità di comprensione dell’Europa e nell’abilità e nella competenza del ministro Fitto. Caso strano, alcuni quotidiani si sono sbizzarriti nel ricostruire le consultazioni del Quirinale con Mario Draghi sul da farsi. Le smentite provenute a riguardo sembrerebbero rassicurarci. Siamo comunque in buone mani, quelle sapienti ed esperte del ministro Fitto, appunto, l’uomo giusto al posto giusto. Quando Draghi arrivò due anni fa al governo si accorse che la discussione era se si poteva riaprire il golf piuttosto, che il calcetto, se i bar all’aperto, o anche i ristoranti al chiuso. Da allora abbiamo fatto tantissima strada e quindi perché mai preoccuparsi per il Pnrr? Ci pensa Fitto.
Il governo della destra ha sollevato, ed è un merito, il tema del talento che per quanto possa essere attuale era caduto in desueto. Il talento divenne protagonista della storia di Europa verso la fine del’ 700, quando una società ancora costituita da caste di privilegiati e guidata dai loro famigli e conoscenti, stava spingendosi verso il disastro. Allora il talento divenne un formidabile richiamo, che sicuramente tornerebbe utile anche alla classe politica di oggi come lo fu a quella dell’immediato secondo dopoguerra, De Gasperi, Parri, Pacciardi. C’è un solo piccolo insignificante sospeso. Per dimostrare il talento, bisogna prima averlo