Dall’amico Franco Floris riceviamo e volentieri pubblichiamo
La corretta gestione dei rifiuti contribuisce a combattere il cambiamento climatico. Uno studio condotto da EUNOMIA “dimostra il potenziale di un sistema organizzato di gestione dei rifiuti per contrastare i CAMBIAMENTI CLIMATICI. In generale, è possibile una riduzione di circa 2,76 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno”. Il tutto va condiviso con i cittadini, l’organizzazione deve tener conto delle esigenze e delle peculiarità di ogni comune, infatti non esiste un sistema unico come non esiste un cassonetto unico. L’organizzazione deve tener conto del residente e del turista, delle distanze, del numero di abitanti, dei mezzi da utilizzare e appunto dal cassonetto idoneo all’uso. Dal numero di passaggi quotidiani, dai cestini distribuiti nel territorio, del numero degli esercizi e delle seconde case. Il tutto va studiato attentamente. La conseguenza é un danno ambientale, un servizio inadeguato, costi esagerati, cittadini arrabbiati.
Come risolvere il problema dei rifiuti? La prima cosa da fare é produrne il meno possibile…la seconda trasformarli.
Il riutilizzo del rifiuto è un fattore cruciale perché la nostra società non vada verso un inevitabile collasso.
Come Madre terra ci insegna da milioni di anni, non deve esistere il rifiuto propriamente detto, tutto è una risorsa e può e deve essere riutilizzato.
In 50 anni il consumo di materiali a livello globale è quadruplicato.
Negli ultimi 6 anni abbiamo consumato 500 miliardi di tonnellate di materie prime.
Nel 2019 il consumo di materiali ha raggiunto i 100 miliardi di tonnellate.
Il concetto alla base della “Decrescita Felice”, ovvero la rivoluzione culturale che non riconosce l’assimilazione della qualità alla quantità, che fa prevalere le valutazioni qualitative sulle misurazioni quantitative, è un concetto più che corretto. Tuttavia, malgrado ciò, rischia di intimorire ed impaurire le persone, questo perché è luogo comune dare al termine “decrescita” (poco importa che la si definisca “felice”) una connotazione negativa e sfavorevole.Personalmente chiamerei quell’atteggiamento economico “positivo”, che vede prevalere la qualità sulla quantità (limitando gli inutili sprechi, che riducono appunto la qualità della vita) “Crescita di Qualità”.
Produrre sempre più cibo, che poi viene buttato, sprecare grosse quantità di carburante nelle code del traffico, cambiare elettrodomestici senza un reale bisogno, sono alcuni esempi di eventi che, secondo l’economia classica (quella “quantitativa”), aumentano il “benessere”, poiché aumentano il Prodotto Interno Lordo (“PIL”), ma che nel concreto peggiorano la qualità della vita di ognuno di noi (il cosidetto “BIL”: Benessere Interno Lordo).
L’aberrazione del sistema: probabilmente uno dei “capisaldi” dell’economia classica, quella lineare (“produci, usa e getta”), che si contrappone all’economia del “riciclo” (quella circolare), è la cosiddetta “obsolescenza programmata” degli elettrodomestici e oggetti che usiamo quotidianamente. Logicamente nulla può durare all’infinito, premesso ciò va evidenziato come una cosa sia l’inevitabile consumo ed alterazione dei materiale, un’altra sia la strategia industriale volta a definire il ciclo vitale di un prodotto per limitarne la durata ad un periodo prefissato.
Due grandi studiosi contemporanei di economia, Giarini e Stahel, affermano: “il vero valore risiede in ciò che fanno le cose e nella loro durata, non nella loro produzione e commercializzazione”.
Altro punto fondamentale sono la gestione dei “rifiuti”, un enorme problema che, potenzialmente, potrebbe trasformarsi in una gigantesca risorsa e ricchezza.
Già con l’attuale tecnologia (utilizzata nel modo appropriato) potremmo utilizzare appena un decimo delle materie prime oggi richieste, il resto potrebbe essere ricavato dal riciclo dei rifiuti. Si noti, tra l’altro, che tutto questo, se correttamente applicato, non comporterebbe una diminuzione del tenore di vita, anzi al contrario, da qui la scelta della frase “Crescita di Qualità”.
Quindi, se vogliamo un sistema che possa risultare sostenibile nel medio e lungo termine, puntare sull’economia circolare è la via da percorrere.
Ovviamente i Governi dovranno attivare serie politiche industriale e fiscali (ecofiscalitá)che vadano a promuovere e valorizzare l’economia della qualità, fatta da uomini consapevoli/coscienziosi e non da persone miopi ed incuranti del benessere comune.
Noi ci auto definiamo “Sapiens”, è arrivato il momento di comportarci da Sapiens.
Di seguito alcuni suggerimenti:
•ottimizzare l’uso degli oggetti e quindi produrre meno rifiuti;
• passare da un’economia basata sulla quantità a quella di qualità
la differenziata non è un obiettivo ma il tramite, tuttavia è importante che si sappia dove va effettivamente a finire;
•passare da un’economia lineare ad una circolare;
•incentivare l’acquisto di prodotti nati dal riciclo; ( anche attraverso una fiscalità eco)
•utilizzare tutta la tecnologia già esistente per trasformare, compattare, i rifiuti organici