Per quanto si capisca perfettamente l’importanza del dialogo con i paesi emergenti e i canali commerciali che rappresentano, il G20 di New Delhi è stato un fiasco per la politica europea ed occidentale perseguita in quest’ultimo anno. Tanto da stentare a credere che il governo italiano abbia fatto buon viso a cattivo gioco. A cosa è servito sostenere tutti questi mesi l’Ucraina per poi firmare un documento di compromesso come quello uscito dal vertice? Un passo indietro clamoroso rispetto alle conclusioni di Bali, che consente il ritorno di Putin sulla scena internazionale. Un vecchio nostalgico dell’Urss come Lula, il Brasile è il prossimo paese ospitante, ha pensato bene di far sapere che non intende rispettare il mandato di cattura dell’Aia emesso nei confronti del presidente russo. E cosa faranno allora Biden, Meloni, il premier britannico, si presenteranno al G20 con Putin? Tanto valeva lasciarlo scorrazzare in Ucraina come preferiva, voltandosi da un’altra parte e dirsi ma si, l’Ucraina è solo il suo parco giochi.
Sia chiaro che è una posizione lecita sostenere la difesa dell’Ucraina dall’aggressione russa e una volta che si vede l’Ucraina passare alla controffensiva chiederle di fermarsi. Cedi i territori in cambio della pace come fa Israele con gli ammiratori di Hitler che la bombardano dalle nuove posizioni ottenute. Poi ci si stupisce che vince Netanyahu. Bisogna però spiegarlo all’Ucraina ed agli alleati che invece stanno sostenendo la controffensiva. È possibile che l’America ritenga che nel novembre del 2024 il problema Putin non si porrà più. Le armi che saranno consegnate a Zelensky faranno a polpette i russi rimasti, il presidente americano può quindi ingoiare il rospo del vertice indiano per non compromettere relazioni complesse e difficili. L’India ha appena aperto i suoi porti alla flotta statunitense, un successo straordinario per la Us Navy. Di cosa si compiaccia esattamente l’Italia, invece non si capisce.
Il governo italiano ha poi deciso di uscire dall’accordo della via della Seta e nello stesso tempo di rilanciare un asse “strategico”, boh?, con la Cina. Equilibrismo diplomaticamente ammirevole. Si può dire che il governo è stato abile, si è liberato dell’opzione suicida di Conte senza compromettere le relazioni con i cinesi. Bisogna solo sperare che i rapporti fra Usa e Cina si evolvano positivamente. Altrimenti, la strategia cinese dell’onorevole Meloni andrà a breve a gambe all’aria. Incrociamo le dita. Il presidente Biden si è recato in Vietnam e nonostante si sia presentato con le parole della radio della cavalleria dell’aria che bombardava Charlie appena sveglio, “Good Morning Vietnam!”, i vietnamiti hanno imparato lo stesso che i loro migliori amici sono gli americani. Biden sa benissimo che l’escalation delle relazioni vietnamite americane sopporterà qualsiasi gaffe. Il Vietnam aumenta il suo Pil di sette punti all’anno e nemmeno aderisce ai Brics pur di non ritrovarsi accanto russi e cinesi. E proprio ad Hanoi, Biden ha detto di non volere la guerra fredda con la Cina. Si tratta solo di capire cosa voglia davvero la Cina, ma insomma è plausibile un certo ottimismo a riguardo anche per l’Italia.
Il vero buco del governo italiano è purtroppo sul fronte a cui da pure tanta importanza, quello del continente africano, il decantato “piano Mattei”. A parte che servirebbe subito un impegno in Marocco, per il momento il governo si è preoccupato solo dell’incolumità dei nostri connazionali vacanzieri, c’è un problema di base che ancora nonostante tanti incontri e viaggi non è stato commisurato. I paesi africani sono governati per la maggior parte da regimi che provengono dal secolo scorso, con vecchi presidenti che non mollano l’osso o al limite lo passano alla loro progenie. Sono questi regimi tribali il principale problema per lo sviluppo complessivo del continente ed anche le ragioni dell’estremismo radicale. Il Niger che aveva un presidente eletto di recente è il governo che viene invece subito rovesciato da militari islamisti, ed il ministro Tajani cosa fa? Ringrazia i golpisti per non aver sparato contro i nostri civili. Di fatto, i governi legati alla Francia, come i paesi dell’Ecowas, sono poco interessati ad un “piano Mattei”, se non se ne discute prima con Parigi. Restano le tirannie tribali. Nel governo italiano si distingue una componente che ha appena invitato alla sua festa tradizionale l’opposizione francese. Cosa penserà l’Eliseo della politica dell’Italia sulla base di questa confidenza con il suo principale avversario? Escludi che i francesi sostengano il piano Mattei in queste condizioni, forse quando vincerà la Le Pen.
Obama, che voleva occuparsi dell’Africa, una cosa per lo meno l’aveva capita, serviva avviare un processo liberalizzatore e democratico dal basso. Le primavere arabe che poi hanno portato i fratelli mussulmani a vincere in Egitto, il razzista Saied a Tunisi ed in Libia alla morte dell’ambasciatore Stevens. Fine della politica della mano tesa di Obama. Ora c’è il “piano Mattei” della “premier” Meloni, aiutiamo i tiranni che brutalizzano i loro popoli a casa loro. Buona fortuna.
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