Desideravo esprimere agli amici repubblicani della Romagna, che hanno già iniziato le celebrazioni per la ricorrenza del 176 esimo anniversario della Repubblica Romana, i più profondi sentimenti di riconoscenza e gratitudine della segreteria e del partito.
In questi anni ho partecipato più volte di persona alle manifestazioni romagnole del 9 febbraio e posso dire che rispetto a tutte quelle che ricorrono pure in molte altre parti d’Italia, sono quelle che meglio riescono a dare l’idea di quello che deve tornare ad essere il partito repubblicano italiano, un partito di popolo radicato sul territorio, stretto alle sue bandiere come alla sua passione politica e civile.
La libertà, il dovere, la dignità del popolo, sono i valori posti alla base dell’idea mazziniana che istituirono la Repubblica a Roma, i valori per cui un’intera generazione si batté al meglio delle sue forze segnando un’epopea indimenticabile della storia italiana.
Molti di quei giovani pagarono un prezzo altissimo per il loro coraggio e per le loro idee. Morosini aveva diciotto anni, Mameli venti tre, Manara ventiquattro e così tanti altri che ancora ammiriamo. La loro morte in battaglia avrebbe privato il percorso di indipendenza compiuto successivamente, delle migliori risorse della nazione. Lasciata Roma, Mazzini non l’avrebbe mai più rivista. Rientrò solo tre volte in Italia, una per incontrare Garibaldi e rimase inascoltato, una seconda e venne arrestato e la terza per morirvi sotto altro nome e da sorvegliato della polizia regia. Tuttavia, i funerali di Mazzini furono nella loro imponenza un monito a tutte le monarchie d’Europa: la Repubblica si sarebbe un giorno affermata.
Durante i giorni della rivoluzione romana, almeno per quella manciata di mesi, nel mondo si affermò la potenza morale straordinaria del messaggio di Mazzini, lo stesso che il partito repubblicano ancora ricorda con commozione e determinazione. Il nove febbraio 1849 fu l’inizio di una lunga lotta che ancora non è terminata, per costruire un’altra Italia, una nuova Europa.