Stalin passava le nottate al Cremlino a vedere film western. A Putin invece piacciono i film di gangster. Ama interpretare la parte dello sbirro buono, crede di essere Humphrey Bogart. Parla con i giovani, promette di non attaccare la Polonia, è nostalgico del calore italiano, si proclama contrario al nucleare, vuole tornare al dialogo sull’Ucraina e magari ha pure mandato i fiori alla vedova Navalny. Lo sbirro cattivo lo fa fare a Medvedev, il suo James Cagney. Parla solo per promettere guerra e distruzione. “Siamo in grado di colpire ovunque e chiunque con le atomiche”. Puro Hollywood. Teoricamente potrebbe anche essere. Carichi la bomba sul quadrimotore ad elica Tupolev e lo spedisci destinazione New York. Se non ammara durante la traversata e il portellone non si guasta, i newyorkesi resterebbero con il naso per aria all’apparire in cielo di un tale pezzo da museo e sarebbe fatta. I sottomarini nucleari, sono persino meno sicuri. Escludi il Kursk varato ed andato a picco immediatamente, guardate cosa è successo in queste settimane al britannico Vaughan. Ha provato per ben due volte a sparare un missile Trident e per due volte ha fatto flop. Un conto è trasportare testate atomiche, un altro farle partire dai boccaporti e con il dovuto rispetto la marina britannica supera quella russa di almeno un secolo di tecnologia. Metti anche che qualche sottomarino funzionante nell’Atlantico ii russi ce l”abbiano. Resta il problema che se anche la flotta russa contasse 10 sottomarini adatti, tutti in grado di centrare un bersaglio negli Stati Uniti con ben due testate, resterebbero siti nucleari in Europa, in Canada in Australia, quelli che gli americani posseggono nel Pacifico a cui non si avvicinano nemmeno le balene, e poi le portaerei. Per carità, se un esperto come Mevedev dice che possono essere tutte colpite, sicuramente avrà ragione, solo che bisognerebbe farlo contemporaneamente. Altrimenti sarebbe il caso di approntare un progetto spaziale valido, così per aumentare le probabilità di successo. Non per altro, ma le democrazie decadenti da parte loro hanno solo due bersagli, Mosca e Pietroburgo, poi la sterminata Russia politicamente non esisterebbe più.
I vecchi leader sovietici avevano difetti di ogni genere e una qualità preziosa, il realismo. Marx, un ebreo tedesco, ha portato alla cultura russa quel tanto di razionalismo occidentale. Smesso di studiare Marx i russi sono ripiombati nel misticismo. Crusciov, che era marxista, non potendo attrezzare delle basi a Cuba, mollò la presa con la coda fra le gambe. Figurarsi se mi vado ad affidare ai sottomarini per la guerra atomica, i comandanti partono e si vendono il sottomarino per una villa in California. Oppure trovo il fanatico suicida ed i missili non riescono a venir nemmeno lanciati. Breznev, che era più ambizioso, contava sul Cile per avvicinarsi al bersaglio e sfumò anche quello. Il povero Gorbaciov ereditò tutto questo più una guerra fallimentare in Afghanistan. Meglio presiedere un centro studi che la federazione sovietica e si parla di un paese che bene o male aveva ancora basi in Polonia, controllava l’Ucraina per intero, non Adviidka e proprio con il buon sbirro Putin si affacciava dal suo ufficietto su Berlino. Oltretutto a quell’epoca l’arsenale atomico era per lo meno aggiornato a vent’anni. Adesso sono più di 40 e vai a sapere in che condizioni si trova. Con tante varianti già allora i sovietici non erano per la guerra, erano per la pace, diffusero il pacifismo in Europa e fin dal 1946 perché si accorsero subito che nemmeno sarebbero stati in grado di prendersi la Grecia. Se avessero dovuto mettere in riga l’Ungheria, o la Cecoslovacchia, con le armi della nord Corea, avrebbero rinunciato. L’Armata Rossa aveva una sua dignità da preservare.
Il più preoccupato di tutti oggi è il bielorusso Lukaschenko che di pura scuola bolscevica le ha provate tutte per tenersi fuori dai guai. Una terza guerra mondiale è possibile, ha detto il poveraccio dopo essere stato rifornito di batterie missilistiche che proprio non aveva mai chiesto. Minsk è nuovamente al fronte, proprio come nel 1941. Allora i tedeschi la occuparono in tre ore. C’è da credere che Lukashenko possa avere anche ragione, una Terza guerra è probabile davvero, soprattutto nel caso disgraziato in cui lo sbirro buono arrivasse a Kyiv. Una Terza guerra che sarebbe intensa e visto la geografia e la modernizzazione, straordinariamente breve.