E’ difficile credere che i russi pensino davvero, come pure ha detto il ministro Lavrov, che le proteste in Georgia siano “orchestrate” dall’intervento di agenti occidentali, perché, altrimenti, non avrebbero mandato i carri armati a Tbilisi nel 2008. Senza l’intervento militare russo di quei giorni, la Georgia avrebbe chiesto l’adesione all’Unione europea da più di 10 anni. Il solo fatto che i russi continuino ad interpretare tutti i loro problemi come causati da interferenza straniera, che la loro narrazione non metta mai in questione il proprio di operato, denunzia per lo meno una qualche lacuna. Tutti possono sbagliare al mondo, tranne i russi. Persino Stalin che era georgiano, per l’appunto, aveva doti maggiori di autocritica dell’attuale cricca del Cremlino, sempre più lontana dalla realtà. Eppure dovrebbero toccare con mano come, dopo l’aggressione all’Ucraina, l’ottusa brutalità dimostrata, spinge ogni stato confinante a guardare con preoccupazione anche alla più misera forma di indipendenza manifesta. Persino la Bielorussia si sarebbe rivoltata contro Mosca, non ci fosse stata la spietata repressione del 2020. Lavrov non lo ricorda, ma Lukashenko si, eccome, tanto da non aver nessuna intenzione di impegnare truppe che gli servono per controllare il suo territorio in una guerra assurda in Ucraina. Figurarsi cosa potrebbe poi ancora accadere in Azerbaijan. Putin sta lì a cercare di tenere in piedi ponti sul mar Nero, ed ecco che gli crollano quelli nel mar Caspio. La vasca da bagno di casa.
Putin e la sua cerchia non riescono ad accettare l’idea del perché l’America abbia diritto ad un impero con più di 50 Stati e la Santa Russia più grande dell’America, con più secoli di storia alle spalle ed una cultura molto più raffinata, dovrebbe accontentarsi della sola ghiacciata Siberia, o peggio di quella crosta montuosa della Cecenia, dove impazzano personaggi come Kadirov. Perché confinare la terra di Pietro il Grande ad occidente con il solo Mar baltico, quando l’America, una nazione di vaccari, si affaccia addirittura su due interi oceani? Possibile non aver nemmeno il diritto di scegliere il governo dell’Ucraina, quando l’America ha obbligato la Virginia, La Carolina, persino il Texas a seguire le decisioni di Washington, una cittadina ben miserabile rispetto a Mosca. E tutto questo l’America lo fece non sulla punta del diritto, ma con la forza. Questo è l’autentico rovello putiniano che l’America pure la conosce. Perché gli americani hanno potuto imporre uno stato centralizzato con le cannonate ed i russi debbono invece rinunciarvi? Non c’è dubbio che il Cremlino giudichi questa una clamorosa ingiustizia.
A tutti gli effetti, sul piano del diritto, gli Stati secessionisti dell’America del Sud avevano piena ragione di voler separarsi dall’Unione. L’imposizione di Lincoln avvenuta con le armi, ha sollevato dubbi di costituzionalità per decenni. La formula della democrazia dai tempi de “il Contratto sociale” di Rousseau e quindi prima dell’indipendenza americana, è basata sulla volontarietà. La guerra di Lincoln fu un azzardo, a cominciare proprio dagli aspetti militari. Tuttavia risolta la questione bellica, a distanza di più di cento anni, nessuno Stato secessionista ha mai più rivendicato le ragioni di indipendenza. L’autentica vittoria di Lincoln avvenne sulla base di un modello di sistema di successo, di cui l’aspetto bellico era insignificante. Gli Stati del sud rinunziarono allo schiavismo e ciononostante si arricchirono rapidamente e hanno continuato a prosperare. L’esatto contrario di quanto avvenuto con l’impero russo, dove gli Stati che vi hanno aderito sono stati via via dissanguati, sia prima, che durante, che dopo, la rivoluzione. La Georgia ha sofferto meno di altri territori dell’unione sovietica più ricchi e più prosperi, ha goduto della protezione di Stalin, è completamente sprofondata nel Caucaso, non ha città austroungariche come Leopoli, insomma, eppure vorrebbe entrare nell’Unione europea lo stesso. Questo mentre l’omonima Georgia posta sull’atlantico, da quando entrò negli Stati dell’Unione nel 1870, ha conosciuto solo una condizione continua di progresso e sviluppo. Cercate qualcuno ad Atlanta che voglia ancora l’indipendenza.
E’ un problema davvero serio quello che pesa sul destino della Russia. Il Cremlino non riconosce oggi, come non riconosceva nemmeno nel 1700 la principale leva di progresso della storia, che non è, come credeva Marx, il principio della violenza, ma quello dell’autodeterminazione dei popoli fissato da Rousseau e ci sono due secoli interi a dimostrarlo. Poi è arrivato l’ex Kgb Putin che ha già perso la sua guerra nel 1991. Come si può soffocare le speranze di un popolo eternamente? Piuttosto è incredibile che la Russia ci sia riuscita per più di cento anni.
CCO