L’ipotesi di un conflitto mondiale causa la guerra in Ucraina, o addirittura di un conflitto atomico, era tesi puramente strumentale e priva di fondamento. Dopo una sola settimana si era visto come un esercito considerato una potenza, capace di autonomia di armamento e magari di mobilitare due milioni di uomini, veniva sbeffeggiato dalla resistenza di un paese privo di qualsiasi tradizione militare e rifornito a spizzichi e bocconi dalla Nato. Chi sarebbe stato tanto fesso da schierarsi con un perdente bastonato? Al limite si poteva dargli bordone, incoraggiarlo in un’opera di logoramento, starlo a guardare con un benevolo sogghigno. Più o meno quello che è successo fino a quando la Russia cadrà su se stessa o si ribellerà alla cricca che l’ha portata nella miserabile condizioni di subire i morsi della sua preda. Disgraziatamente, la situazione mediorientale e completamente diversa e già dalle prime battute si presenta come un ginepraio indistricabile.
Il premier israeliano ha dichiarato nel suo incontro con il segretario di Stato statunitense che egli intende schiacciare Hamas come è stato schiacciato l’Isis e persino che nessun militante di Hamas sopravviverà a questa prova. L’affermazione è dolorosamente realistica, in quanto l’esercito israeliano può isolare Gaza ed il territorio circostante per distruggerla nello stesso modo in cui i romani distrussero Cartagine e persino più rapidamente. Il problema è come uscirebbe Israele da simile impresa. I romani dominavano il mondo conosciuto, Israele non domina nemmeno la vecchia Palestina e tutti i suoi sforzi diplomatici portati avanti in questi decenni, il ritiro da Gaza con gli accordi di Oslo nel 1993, quello unilaterale dalla Striscia nel 2005, gli accordi di Abramo, sarebbero inceneriti. Le vittime di Gaza coprirebbero per numero le vittime israeliane e tutto il mondo arabo che circonda Israele le si muoverebbe inevitabilmente contro. Le comunità mussulmane, forse anche alcune cristiane, accuserebbero gli ebrei non più di essere degli “usurai”, come ha detto il moderato Abu Mazen, ma dei serial killer, come dice il nostro giovane connazionale onorario Zaki. Anche riuscendo a fare il massimo sforzo per distinguere Hamas dai palestinesi, come chiede la comunità internazionale, Tsahal non riuscirebbe ad evitare che la cucina dove vive la famigliola del miliziano sforni il suo missile. Immagine pertinente del cancelliere tedesco Scholz.
Hamas che prese il sopravvento mischiandosi con la popolazione di Gaza quando Fatah era divenuta una élite distante, sarebbe distrutta e pure, nel martirio, trionferebbe. Avrebbe la forza Israele, con i suoi alleati inossidabili, l’America, la Germania, di tenere botta? E’ molto difficile, ma ancora potrebbe farcela. La solidarietà araba nei confronti della Palestina e dei palestinesi, è puramente interessata, nel senso che nessuno di loro vuole due Stati, ma semmai solo la debolezza o la distruzione di quello ebraico. Una volta cancellata Gaza dalle mappe, affrontato il problema dei superstiti, non di poco conto, non potrebbero essere fatti schiavi come fecero i romani con i cartaginesi, a Israele rimarrebbe una spada su cui poggiarsi. La vittoria ed il timore fanno sempre il loro effetto. Diverso sarebbe se nell’impresa di schiacciare Hamas qualche paese terzo intervenisse in favore di questi fanatici. Un incidente, se non con il Libano, con la Turchia o direttamente con l’Iran cambierebbe completamente il quadro. Senza contare che Israele potrebbe muovere non solo contro Hamas, ma anche contro l’Iran o contro il Qatar,. esattamente come fece l’America dopo l’11 settembre, contro Afghanistan ed Iraq, magari disponendo di elementi più evidenti a sua ragione. Allora ecco che gli americani e la Nato dovrebbero spostare le loro priorità, le piazze europee si agiterebbero, la Russia guadagnerebbe campo in Ucraina, la Turchia potrebbe sbandare, la Cina approfittarsene con Taiwan. L’apocalisse a pochi passi, perché nel 1973 Israele vinse la guerra grazie all’Iran schierato al fianco dell’America.
Tutto pesa sulla capacità di discrezione di Israele, che per la verità si è sempre mostrata altissima, abile nel muoversi sul filo teso, senza mai un passo falso. Niente di nuovo non le si fosse gettato il sangue negli occhi. Mai ne era scorso così tanto e di così innocente. La perfidia peggiore del suo nemico che la vorrebbe accecata. Questo però è stato un errore di valutazione. Il più grande eroe di Israele non è tanto Davide, quanto Giobbe. Cosa volete che ne sappiamo di queste cose i palestinesi che calpestano una terra che si chiamava Giudea, quando loro si chiamavano semplicemente arabi.
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