Una classe politica degna di questo nome che vive in un paese con una media di tre morti al giorno sul lavoro, invece di fare gazzarre quotidiane in parlamento avrebbe messo su una commissione permanente con sindacati e categorie, per capire dove sono le falle alla sicurezza e come affrontarle. Con zone estese di lavoro nero, in particolare nel settore agro alimentare, e non solamente nel mezzogiorno, anche Veneto e Piemonte sono Regioni coinvolte, sarebbe necessario un coordinamento con le forze di polizia utile ad individuare la violazione dei diritti e dei principi di una Repubblica che si è voluta fondata sul lavoro.
Il mondo liberale e quello azionista hanno sempre espresso una riserva al primo articolo della nostra Costituzione, ritenendo che una Repubblica democratica si fonda esclusivamente sulla libertà. Sarebbe solo sbagliato pensare che il fondamento sul lavoro fosse una qualche concessione all’ideologia socialista, nata in sede costituente. Nella stessa convenzione francese del 1793 il deputato montagnardo Marc Antoine Baudot fu il primo a sostenere la necessità di introdurre un simile principio e non certo per simpatie socialisteggianti. La Repubblica democratica andava fondata sul lavoro per far decadere in maniera definitiva uno Stato fondato sul privilegio. Il lavoro era allora presentato dalla classe borghese dominante come la chiave di un riscatto sociale. Proviamo a spiegare tutto questo a chi senza un braccio maciullato da un macchinario viene abbandonato davanti casa a morire. E questo con un datore di lavoro già sotto inchiesta per caporalato. Chissà mai se qualche magistrato spiccherà un mandato di arresto, perché in genere si registrano solo arresti per traffico di influenze, non per sfruttamento dei migranti.
Se la magistratura dovesse perseguire chi sfrutta i migranti, magari gli irregolari, altro che intasamento dei tribunali. Eppure bisognerà pur incominciare a chiedersi se non vi sia proprio in questa zona grigia un contatto con gli interessi della criminalità organizzata ed una rete più profonda di complicità ed indifferenza che alimenta un sistema oramai completamente marcio. Mai più braccianti sfruttati è il grido di dolore del Capo dello Stato, C’è solo da chiedersi come sia possibile che per l’appunto nella Repubblica democratica, fondata sul lavoro, quella dove si vorrebbe, per lo meno qualcuno, introdurre il salario minimo, esserci un solo bracciante sfruttato. Invece sembrerebbe che ce ne siano tanti e chissà da quanto tempo.
La morte di Latina va però un po’ oltre alle semplici dinamiche lavorative, Il titolare sostiene che il morto ha compiuto una leggerezza che gli è costata la vita ed in determinate circostanze, questo può accadere, si sbaglia anche sul lavoro, chi non l’ha fatto. Nessuno però poi necessariamente viene riportato a casa con un braccio staccato e riposto in una cassetta della frutta. Difficile da credere, ma questo è quanto successo a leggere le cronache. La vittima, un indiano, non è stata accompagnata nemmeno ad un pronto soccorso. L’Italia non è un paese buono, ha detto la moglie dell’immigrato maciullato, uno di quelli che adesso si vogliono mandare nei gulag appositi costruiti in Albania. L’Italia sembrerebbe per lo meno un paese ipocrita e lo ha detto, bontà sua, il monsignor Zuppi.