Bisogna pur mettere in conto che le capacità di recupero del presidente del Consiglio hanno qualcosa di stupefacente. L’onorevole Meloni sembrava essersi insabbiata in una visita a Tunisi priva di qualsiasi costrutto che nello spazio di 24 ore è stata definita strategica dal Commissario Johansson e, come se non bastasse, corredata dalla notizia che si torna a Tunisi questa volta con il presidente della Commissione europea von der Leyen. Magari non servirà a nulla lo stesso, la situazione tunisina ha dell’irrecuperabile, ma fa un certo effetto. Nemmeno ci si era districati dagli affari africani che il presidente del consiglio incassava gli apprezzamenti del cancelliere Scholz, spuntando una concessione alla flessibilità dei parametri che giusto Ciampi poteva strappare alla Germania. Congedato Scholz, ecco che l’onorevole Meloni riceveva il presidente uzbeko con tanto di omaggio floreale e questo, scusate, è un colpo da 90. Considerando la situazione in Ucraina, l’Uzbekistan come tutte le repubbliche centrali dell’Asia è a dir poco guardingo nei confronti della Russia. Mai si iniziassero a scrostare anche quelle davvero la Russia è prossima a fare la fine dell’Austria Ungheria nel 1918. Al Mit dI Boston Draghi aveva detto, badate bene, che la Russia va sconfitta, non più che si deve ritirare come chiedevano le dichiarazioni ufficiali dei 7 Grandi. Per arrivare alla pace bisogna tirare giù Putin ed il modello dello Stato oligarchico che si porta dietro. Allora servono gli ex alleati della Russia. Oppure la guerra atomica.
Da parte sua l’opposizione ha brandito un’intervista di Giuliano Amato a la Repubblica. Doveva essere una clava, è sembrata una pistola ad acqua. L’argomento migliore di Amato era l’attacco ad Orban, quando Meloni aspettava il socialista Scholz per andarci a braccetto. Per il resto la difesa della Costituzione affidata ad uno che per un decennio ha sostenuto il presidenzialismo e poi ha modificato il titolo V a fine legislatura senza disporre della maggioranza nel Paese, non è proprio una grande trovata. Spiace per il Pd dell’onorevole Schlein, ma la prima proposta semipresidenzialista l’ha fatta il suo partito con una modalità, leggetevi il testo, per la quale il capo dello Stato sembrava un gran ciambellano e questo prima della riforma avanzata da Renzi per rinforzare i poteri del presidente del Consiglio e respinta dal referendum popolare. Il premierato, o quello che è, non potrà essere peggio di un’opinione pubblica che già chiama premier un presidente del consiglio, quanto al metodo, la senatrice Casellati è pronta ad andare avanti da soli, come è tipico dell’arroganza dimostrata dai suoi predecessori, Amato in testa.
L’antifascismo è un’altra tiritera sprecata dall’onorevole Amato. Egli ha perfettamente ragione in principio, come fa un fascista a giurare sulla costituzione antifascista? Purtroppo la Costituzione più bella del mondo interdice la sola ricostruzione del partito fascista, non i sentimenti sul fascismo che sono liberi come sono liberi, tempo cinque anni dalla sua promulgazione, di partecipare alla vita civile persino “i capi responsabili” di quel regime. Disposizioni transitorie e finali, XII, due paragrafi. La costituzione è antifascista, ovvero consente ai cittadini di pensare quello che gli pare, purché rispondano alla legge dello Stato. Queste forse le ha violate l’onorevole D’Alema, non l’onorevole Meloni. In ogni caso l’onorevole Meloni nemmeno è un capo responsabile del regime fascista essendo nata trent’anni dopo la caduta di quel regime. Poi il simbolo del Msi poteva metterlo fuorilegge il governo Craxi invece di dialogare con l’onorevole Almirante. Non sappiamo se Amato se ne ricorda. Noi che mai abbiamo incontrato Almirante, sì. Verrebbe da dire, hai voglia a mangiar spaghetti. E questo è Giuliano Amato, mica l’onorevole Boccia, o la nuova stella di Montecitorio, onorevole Ciani. Non vale invece la pena di prendere in considerazione la sommossa burocratica amministrativa in atto. La Corte dei Conti ha ricevuto la nota spese di Arcuri? Perché si era rimasti che ancora la aspettava. A dare una mano alle opposizioni, ci sono solo le parole dell’onorevole Mantovano. Imperscrutabile, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha rassicurato che il Pnrr è in perfetto orario di marcia ed in dirittura di arrivo. Questo è davvero difficile da credere anche per i fan più scalmanati del governo. Solo che contare che la signora Meloni sbatta proprio sul Pnrr, significa rischiare di mandare l’intero paese a fondo con lei. Non finiremo mai di ripeterlo a tutta la classe politica in Parlamento, richiamate Draghi fin che siamo in tempo.
Galleria della presidenza del Consiglio