L’Italia che conta ha vissuto nei giorni scorsi uno dei suoi momenti più alti. I media mainstream hanno dato spazio al dissing tra Fedez e Tony Effe, un litigio in rap con testi da adolescenti alle medie, in cui sono volati insulti trash intrisi di biografia, sudore e vissuto come non se ne ricordavano dai tempi delle alghe di Wanna Marchi e di Stefania Nobile. Un dibattito ispirato, in cui sono intervenuti anche la Lucarelli, che ormai non sa più con chi litigare, Andrea Dipré, sempre meno presente a se stesso, Andrea Scanzi e Fabrizio Corona che invece ha un intuito da strada e non si fa mai cogliere impreparato. Figurati se Staffelli poteva esimersi dal dare tapiri (e regalare ulteriore visibilità a tutti i protagonisti e anche a Taylor Mega, che non si sa chi sia e cosa faccia, a parte essere stata con entrambi). Un clamore così invasivo che persino Lazza, pensa un po’, ne è stato penalizzato. In quei giorni caldi è uscito il suo disco e nessuno se ne è accorto.
Nel frattempo su La Zanzara, Cruciani continua a dare spazio a tutti i casi umani che gli capitano a tiro, il Brasiliano, le Mistress sadomaso, le fruttariane, Michelle Comi, Cicalone, il professor Topolino (il cantante neomelodico che si esibisce dal balcone e che prende i soldi calando il cestino), il Barone Nero Roberto Jonghi Lavarini e l’uomo con il cane-pardo che ha sposato una donna musulmana per fare la schiava a casa.
Menomale che la grande stampa ci aggiorna in prima sui ricatti della Boccia, su Ilaria Salis, sugli esami del Ministro, su altre star del rap, sui provax del Pd che continuano a difendere vaccino e dittatura sanitaria, sulla Juve e su Luna Rossa, mentre in libreria ci sono Mauro Corona e la Murgia. Persino Barbara Alberti è diventata degna di attenzione.
Uno non vorrebbe citare Vannacci. Ma il mondo va al contrario. Ed è una buona notizia. Bisognerebbe, anzi, accelerare il declino. Perché solamente andando a sbattere, quando tutto è maceria, si può ricominciare a costruire.