Bonaparte amava dire di non volere generali coraggiosi ma fortunati, quello che proprio non sembrano essere i generali di Putin, per lo meno, visto l’elenco dei caduti in combattimento. La situazione è talmente disperata che è stato richiamato in servizio il pensionato Pavel Popov. I servizi britannici lo descrivono un settantenne di centotrenta chili avvezzo a bersi un litro di vodka al giorno, che poi per un russo non è nemmeno tantissimo. Resta il fatto che la fortuna è per chi ha una qualche competenza, un fattore rilevante in una guerra. Se le armi sono indispensabili, non è detto che siano anche sufficienti.
La Francia rivoluzionaria riuscì a sostenere il peso di una guerra contro coalizioni di potenze avversarie, che comprendeva Austria Ungheria, Prussia, Inghilterra, perché disponeva di una popolazione più numerosa e soprattutto più determinata di tutti quei paesi messi insieme. Nel 1793 Danton mobilitò un milione di francesi completamente privi di esperienza militare e che vennero addestrati durante le marce per andare al fronte. La Francia era stata invasa da due eserciti nemici. Zelenskj se vuole riprendersi il Donbass e magari persino la Crimea, oltre a chiedere nuovi e migliori armamenti avrebbe bisogno di mobilitare una leva di massa pari a quella francese del ’93 e mettere nel conto anche lo stesso numero di perdite. Al momento la mobilitazione dell’esercito ucraino sembra molto al di sotto di quanto servirebbe ad un’offensiva, andava bene per una difensiva su larga scala e già quando si è trattato di difendere obiettivi limitati, non è stata all’altezza. È vero che i riservisti russi richiamati dopo che i principali reparti d’élite sono stati distrutti, comprendono popolazioni della federazione piuttosto riluttanti. Il morale degli eserciti è un fattore decisivo nel corso di un evento bellico ed il fatto che oligarchi della cerchia ristretta del Cremlino inizino a parlare dell’invasione come di un errore tragico, aiuta gli ucraini più che i missili di nuova generazione.
Se Zelenskj vuole riguadagnare il terreno perduto in questi mesi, deve considerare tutti questi aspetti. Se punta tutto sul sostegno in armamenti e magari in consulenti, i britannici stanno mordendo il freno e non sono soli nel desiderio di intervenire direttamente nel conflitto, dovrà rivedere i suoi piani. È sempre possibile che la Russia collassi di suo. Putin conduce una mera guerra di sterminio che fa il deserto intorno a sé e lascia le sue truppe quando vittoriose sopra un deserto di macerie fumanti. Non una grande strategia.
I romani distrutta Cartagine ritornarono nei loro acquartieramenti, i russi distrutto Mariupol e Severodonestk ci restano dentro. In pratica, si sono scavati una tomba.
Per questo, le ambasce che trapelano dall’amministrazione statunitense dove si dubita della capacità degli Ucraini di continuare a combattere, che pure si leggono sui giornali, sono fuori luogo. Contraddicono il parere della Difesa statunitense per cui in realtà la guerra è già vinta e bisogna prepararsi a trattare. Tuttavia per diramare ogni possibile dubbio sull’esito del conflitto e le perplessità che lo accompagnano, Zelenskj cambi tono. Le armi gli arriveranno. Serve una leva straordinaria. Rilanci anche le brigate internazionali seriamente, quella era un’idea da tenere in campo. In una parola, audacia. Audacia ed ancora audacia.